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Il Comune di Olbia revochi la cittadinanza onoraria al pregiudicato B.

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Era l’anno 2003 e la Giunta di centro-destra guidata dal sindaco forzista Settimo Nizzi, con delibera n. 354 del 17/11/2003, attribuiva al presidente Berlusconi la cittadinanza onoraria di Olbia. Le motivazioni del Sindaco erano le seguenti: “Berlusconi in questi anni ha portato alla ribalta il nome di Olbia e di tutta la Gallura. Basti pensare agli ultimi vertici, quello con Putin in particolare. Per tutto il nostro territorio una promozione eccezionale, un ritorno di immagine straordinario.”

La cerimonia e la consegna ufficiale della pergamena attestante la cittadinanza onoraria fu svolta ben quattro anni dopo ed esattamente il 25 maggio 2007. La cerimonia doveva essere svolta una settimana prima ma, a causa del malore di Berlusconi all’Aquila, fu rinviata di una settimana. In quel periodo Olbia era in piena campagna elettorale e  la consegna della cittadinanza onoraria a Berlusconi fu seguita da grande interesse. Le scene di quella sera furono riprese dal documentario Videocracy.

In occasione della cerimonia elettorale l’onnipresente Nizzi dichiarò fiero di dare la cittadinanza onoraria a Berlusconi per il grande amore che ha sempre manifestato per Olbia e per l’azione di promozione del territorio gallurese che ha portato avanti in questi anni a livello nazionale ed internazionale. Ed ancora, “Berlusconi da capo del Governo ha ospitato nella sua residenza di Porto Rotondo, rappresentanti ai massimi livelli di altre nazioni e personaggi di spicco del mondo imprenditoriale, finanziario e sportivo. Grazie ai summit internazionali organizzati alla Certosa, il territorio di Porto Rotondo, ha avuto una ribalta mondiale.”

Ora di fatti e misfatti ne sono accaduti tanti e il delinquente certificato Berlusconi negli ultimi anni non ha certo brillato per aver tenuto alto il nome della Sardegna e ne tantomeno di Porto Rotondo. E le motivazioni date a suo tempo per la concessione della cittadinanza onoraria già allora erano ridicole e assurde. Perché non si capisce in quale modo abbia portato alla ribalta in senso positivo il buon nome della Gallura. Tutti si ricordano gli scandali di Villa Certosa e i festini che venivano organizzati anche con ospiti internazionali. O i voli di Stato utilizzati per portare olgettine, Fede e compagnia. O Tarantini e il suo seguito.

O come veniva violentata la costa dove è ubicata Villa Certosa. Clamoroso il caso del vulcano artificiale posizionato nella collina di Villa Certosa. E sì, un giorno, alla messa in funzione di una serie di luci che facevano immaginare un vulcano vero e proprio in eruzione con tanto di colata lavica, venne allertata subito la protezione civile e i pompieri di Olbia. Immaginatevi l’ilarità e la sorpresa generale nello scoprire che si trattava di un giochino messo in scena dal Berlusca per allettare i suoi ospiti.

Per non dimenticare i tanti soprusi fatti alla Sardegna e alla Gallura da parte dei Governi presieduti da Berlusconi. Un danno incalcolabile lo spostamento all’ultimo momento del G8 da La Maddalena all’Aquila. Con tutta una serie di finanziamenti persi e con tante opere lasciate e mai concluse, con scandali e indagini ancora in corso.

Insomma di certo Berlusconi non ha mai tenuto alto il buon nome della Sardegna né tantomeno di Olbia in particolare. Naturalmente neanche quello dell’Italia in generale. Già nel 2009 un comitato di cittadini, presieduto dall’ing. Giovanni Lopes chiese la revocata della cittadinanza onoraria a Berlusconi ma senza successo. 

Da poco l’idea è stata ripresa su internet dal blogger Francesco Giorgioni. Ora le motivazione per revocare la cittadinanza sono molto più stringenti e dovute. Non può di certo essere lasciata una cittadinanza onoraria ad un delinquente che ha frodato il fisco e fregato lo stato Italiano. E per onore di cronaca, durante la campagna elettorale del 2011 l’amministrazione vincente si era impegnata pubblicamente a revocare subito la cittadinanza onoraria Berlusconi.

Ora non c’è più tempo da aspettare. Non si può lasciare una cittadinanza onoraria ad un delinquente. Non ha senso. Non può essere consentito. Il buon nome di Olbia e di tutta la Sardegna non può essere infangato da una cittadinanza onoraria che fa vergognare tutti e tutte. Nessuno vuole un esempio del genere. Le cittadinanze onorarie le meritano le persone oneste, integerrime e pulite, non di certo il delinquente Berlusconi. 


Trash-chic, Villa Certosa: dove Berlusconi non potrà andare in vacanza

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In tutta sincerità non pensavo di avere amici in comune con Silvio Berlusconi. Casualmente, invece, a casa di un uomo d’affari libanese me lo trovo in bella mostra sul tavolo del salotto. Anzi, è il pezzo forte dell’arredo. E’ un tomo di una decina di chili, si potrebbe usare anche come attrezzo sostitutivo da palestra.

Argomento della serata: Berlusconi. Ora, condannato ai servizi sociali non può lasciare Milano, se non per recarsi a Roma. Ma potrà andare in vacanza per due settimane a Villa Certosa? Impedimenti di tipo legale-logistico a parte potrebbe, comunque, essere per lui l’ultima estate visto che la proprietà sarebbe pure in vendita. E a quanto? Si parla di 400 milioni di euro.

Questa struttura non incontra il mio gusto, ma non può lasciare indifferenti. Il suo destino di uomo fuori dalla norma si riflette anche nella casa di vacanze elaborata con spirito cafonal-grandeur. Al confronto Versailles è di un gusto monacale.

Pure Silvio ha i suoi problemi di spending review e e si fa i conti della serva. Gli costano troppo vulcani artificiali, cinque-sei piscine, acquario, grotte, laghetti, orto imperiale, oliveto, boschetti, palmeti, statue, anfiteatri, cactus e giostre.

La Certosa, sottotitolo: Il Giardino del presidente.
Inizia con un suo portrait (photoshoppato), con folta chioma e senza rughe. Segue la biografia di successo che vuole Silvio protagonista dell’Italia che lavora. Bèh, di cose ne ha fatte: ha iniziato come costruttore (Milano 2 e Milano 3), poi la nascita della televisione commerciale, la concessionaria di pubblicità, la casa editrice, le testate giornalistiche, i quotidiani, passando per il Milan (7 scudetti e 5 Coppe dei Campioni).

La Villa è divisa in una sorta di parco a tema: lo compongono il Lago delle Palme, il Cottage, l’Agorà, il Museo degli Hibiscus, il Museo dei cactus, le Vele, la thalasso, l’Orto della salute, la Serra, il Lago delle Palme, il Lago dei cigni, l’Agrumeto, il Labirinto, il Nido dell’aquila ( oops, si chiamava così anche il buen retiro di Hitler in Bavaria).

La sezione dedicata agli artisti apre con nugolo di ninfe di bronzo, ammicanti, in deshabillé. Che sia un ricordo delle olgettine? Una profusione di mosaici in tutte le sfumature del verde, del blu e del giallo oro da far impallidire le toilette di Dolce & Gabbana.

“Mi picco – dice – di non essere un esperto di parchi e guardini, ma credo di aver messo a dimora più alberi io di qualunque altro paesaggista”, scrive in un impeto di modestia. Cita ‘Le affinità elettive’ di Goethe e ‘Il giardiniere appassionato’ di Rudolf Borchardt per esprimere quella eterna tensione tra una natura perduta e il creatore divino. Irraggiungibile per tutti. Ma non certo per Berlusconi che vive con pathos le varie trasfigurazione.

L’insieme echeggia un parco divertimenti, un resort di lusso in Kazakhstan, una feria dell’arredo, le grotte di Postumia, il tutto in salsa mistico politico con escursioni nella mitologia. Percorsi con sculture allegoriche, inno alla libertà, alla democrazia e, non ci crederete, all’uguaglianza, su tutte troneggia la Centaura della Pace. La piscina con sfioro digradante ha un bagnasciuga di sabbia bianca finissima, sembra di essere alle Maldive.

L’Anfiteatro al tramonto proietta le ombre di svettanti cactus inseriti fra le rocce, di fianco il gazebo flottante che in realtà è una barca che serve a traghettare gli ospiti da una sponda all’altra. Il lago delle palme con 1200 esemplari è un’oasi in grado di fornire acqua in caso d’incendio. Per l’orto a forma di croce si è ispirato all’orto medioevale dove anticamente i frati coltivavano ebe mediche. L’architetto di questo Eden in terra è l’architetto Gianni Gamondi (che si vanta discepolo di Giò Ponti).

Non mancano i richiami ai concetti di eternità e perfezione e i riferimenti biblici: dal giardino degli Ulivi (centenari) al capitolo dei lavori in corso che lui chiama tout court La Genesi. E Berlusconi fu.
Twitter@piromallo

Zappadu: “Io, salvato da Berlusconi grazie a una legge di Berlusconi”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera del fotografo Antonello Zappadu, prosciolto per prescrizione dalle accuse di violazione di domicilio e della privacy ai danni di Silvio Berlusconi. I fatti risalgono al weekend di Pasqua del 2007, quando il reporter immortalò Berlusconi in compagnia di alcune ragazze nella sua villa di Porto Rotondo, in Sardegna. Secondo l’avvocato dell’ex premier Niccolò Ghedini, quegli scatti – fermati, ad eccezione di poche immagini uscite su Oggi, dal garante della Privacy – costituivano una indebita intromissione nella vita di Berlusconi. E proprio una legge di Berlusconi ha oggi sottratto Zappadu al processo, dopo sette anni e mezzo. Ecco il suo racconto.

Grazie a Silvio sono salvo da Silvio. Dopo 2855 giorni si è conclusa con una prescrizione per decadenza dei termini la mia (dis)avventura nel tribunale di Tempio Pausania sulle foto del 2007. Ricordate? Quelle che ritraevano Silvio Berlusconi a Villa Certosa insieme ad un manipolo di (5) ragazze, alcune sulle ginocchia ed altre di contorno, che allietavano quella splendida giornata pre pasquale all’allora ex presidente del consiglio. Le foto furono tempestivamente e preventivamente bloccate dal Garante della privacy, organo, non mi stancherò mai di ricordare, di nomina politica. Oggi potrei dire che è una brutta giornata perché la “prescrizione” giustizia non è, come Pilato se ne lava le mani. Qualche anno fa dissi al mio avvocato e amico Giommaria Uggias che avrei rinunciato alla prescrizione e lui dal buon avvocato che è in modo diretto e schietto mi disse: “Non dire coglionate, non si può mai sapere come andrà a finire, se arriviamo alla prescrizione accettala”.

Mai parole furono così “profetiche”, Giommaria magari crudamente intendeva spiegarmi che la giustizia non è sempre giusta. A Milano, il 1 marzo di due anni fa, nello stesso procedimento il direttore del settimanale Oggi che acquistò le fotografie veniva condannato per la pubblicazione delle immagini. La condanna prevedeva 6 mesi di gattabuia e 10mila euro di risarcimento. Non so come sia andata in appello, tantomeno se appello ci sia mai stato. Quello che so è che un galantuomo come Pino Belleri ha subito una condanna ingiusta. La sentenza di Milano “derivava” la sua ratio da un’altra sentenza del Tribunale di Giustizia di Strasburgo che nel 2004 aveva provveduto a condannare il fotografo e un settimanale tedesco per violazione della privacy dopo la pubblicazione di alcune immagini di Augusto Hannover con la sua consorte Carolina di Monaco in vacanza in una località sciistica.

Non è importante il merito di quel processo, quello che è interessante ricordare è che quella sentenza è stata per me e per tutti i “complici” o sodali dei miei scoop una spada di Damocle, un modo di intendere che forse spiega anche perché Corona si farà il carcere per 13 anni e Schettino sta fuori, in rampa di lancio per l’Isola dei famosi. Curioso il fatto che cinque anni più tardi in un’altra controversia, sempre tra i principi Hannover e i media tedeschi, lo stesso tribunale di Strasburgo si contraddica in maniera netta dichiarando senza alcun dubbio interpretativo che i principi in questione non avessero alcun diritto naturale o di fatto alla “privacy”. In poche parole: “Siete personaggi famosi e quindi tocca a voi stare accorti e riservati”. Era quello che Francesco Pizzetti, allora garante della privacy, andava dicendo: “Se Berlusconi era visibile ad occhio nudo dal luogo dove il fotografo ha scattato le immagini, non c’è violazione della privacy”.

Più volte abbiamo chiesto di verificare luoghi e distanze, mai questa richiesta è stata accolta dai giudici, persino dallo stesso Pizzetti che, teoricamente avrebbe dovuto averne certezza assoluta. Insomma, a dirla tutta, non c’è stato nessun processo, nessuna ricerca della verità e tantomeno chiarezza sui limiti o i “diritti” della libertà di stampa e di immagine. Così dopo oltre 7 anni e mezzo si chiude questo capitolo che ha segnato me e tutta la mia famiglia. Mi son dovuto “rifugiare” all’estero non per sfuggire ai processi, come qualcuno vigliaccamente va blaterando, ma perché, dopo quelle esperienze, intorno a me ed ad alcuni miei familiari è stata fatta terra bruciata e stare con mia moglie e i miei due bambini in Colombia mi ha aiutato e vedere le cose in modo più sereno e distaccato. Quello che mi fa sorridere in questa storia e che grazie a Silvio sono salvo da Silvio, “utilizzando” le sue leggi ad personam sono e resto senza macchie nel mio certificato penale. Ma, in fondo, anche a lui è andata bene, visto che quelle foto, tutte quelle foto è come se non ci siano mai state. A parte quelle pochissime pubblicate da Oggi, tutte le altre sono impubblicabili, nessuno potrà mai più vederle, o magari decifrarle e capire meglio perché dovessero venire oscurate con tutto quel clamore e tutta quella urgenza.

Insomma, siamo tutti contenti. Viva l’Italia.

di Antonello Zappadu

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Berlusconi riprova a vendere villa Certosa. Al principe saudita bin Nayaef

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Silvio Berlusconi riprova a vendere Villa Certosa, la sua residenza privata a Porto Rotondo, in Sardegna, che è sul mercato dal 2007. Il probabile acquirente, secondo quanto scritto dal Corriere della Sera, è Mohammed bin Nayaef, l’erede al trono designato a succedere al re saudita Salman bin Abdelaziz al Saud. Erede, dunque, di una delle famiglie più ricche del mondo. Il Cavaliere, che per l’occasione è rientrato in Sardegna in anticipo – era impegnato a Roma nei giorni del rinnovo delle cariche Rai – ha voluto personalmente mostrare l’enorme residenza (4.500 metri quadrati) di Porto Rotondo al membro della famiglia reale saudita. Il prezzo di vendita è intorno ai 500 milioni di euro e l’offerta degli arabi, al termine di una trattativa iniziata alcuni mesi fa, non sembra essere molto distante.

Secondo il quotidiano di via Solferino il giro di Villa Certosa, proprietà del leader di Forza Italia dalla fine degli anni Settanta, è durato circa cinque ore, nelle quali Berlusconi ha mostrato a Nayaef tutte le principali attrazioni della tenuta: un parco di 120 ettari, un complesso residenziale di centoventisei stanze, un anfiteatro, i laghetti e i sistemi di sicurezza che garantirebbero la privacy della famiglia reale di Riyad. Che a metà luglio ha deciso di abbandonare una villa in Costa Azzurra perché i residenti si opponevano alla chiusura al pubblico della spiaggia sotto la residenza. In particolare, l’ex premier si è soffermato con il successore al trono saudita sulla “grotta delle stelle”, approdo artificiale creato all’interno di una roccia che consente di raggiungere direttamente il mare, passando da un sotterraneo. Con tanto di volta che si illumina creando l’effetto di un cielo stellato.

Non è chiaro se sia proprio Nayaef a essere intenzionato a comprare la residenza sarda o se il principe saudita stia trattando per conto del sovrano Salman, che “non tratta mai personalmente nessun affare” come hanno fatto sapere fonti diplomatiche che hanno organizzato la visita dell’erede al trono.

Berlusconi, che negli ultimi due anni è tornato alla Certosa soltanto tre volte, in passato ha già provato a vendere l’enorme residenza ad alcuni oligarchi russi vicini al suo amico Vladimir Putin e ai reali Al Nayah di Abu Dhabi. Ma nulla di fatto.

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Risolto il giallo: all’asta va villa Boldrocchi Il Cavaliere si tiene stretta villa Certosa

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Villa La Certosa non è in vendita. E’ ufficiale. Il dubbio era sorto dalla pubblicazione sul sito della casa d’aste Christie’s di un annuncio, ripreso da Dagospia e poi rimbalzato su molti quotidiani. E di fatto, a vedere le foto e a leggere l’inserzione, sembrava si trattasse dell’adorata residenza estiva del premier Silvio Berlusconi. Certo, nessun riferimento al giardino di cactus, alle giostre per i festini, alle serre, al passaggio in stile James Bond nelle rocce, al vulcano, ai laghetti. Ma già il titolo “tenuta presidenziale in Costa Smeralda” lasciava intendere qualche collegamento con il Cavaliere. La casa d’asta descrive l’immobile come un “esclusivo quartiere a pochi minuti dalla Marina di Porto Rotondo”, una “magnifica proprietà immobiliare di 19mila metri quadrati composta da 4 ville, con vista su un mare cristallino”. Ancora: “Questa tenuta presidenziale è circondata da un grande parco e offre privacy assoluta. Ideale per un ritiro aziendale o per riunioni di famiglia. Sarebbe perfetta per ospitare celebrità quali mecenate, zar e statisti”. Chiaro no? Pensare che in vendita fosse il ritiro sardo del premier, o almeno di una sua parte, era più che legittimo. In realtà la proprietà appartiene alla famiglia Boldrocchi, imprenditori milanesi titolari di un’azienda fondata nel 1909 e oggi presente in tutta Europa, Stati Uniti e India. La Boldrocchi group è una multinazionale dell’elettromeccanica che nel 1997 ha anche acquisito la De Cardenas di Arcore e che ha mostrato interesse per la partita dell’eolico sardo.

Risolto dunque il mistero. Come del resto spiega Julia Bracco dell’Immobilsarda, che segue villa Boldrocchi. “L’eventuale vendita della residenza del premier non sarebbe un’operazione da effettuare attraverso un’asta o un sito internet”. E lei lo sa bene, considerato che il padre, Giancarlo Bracco, ha ricevuto offerte dall’estero per l’acquisto della residenza estiva del premier. “Ma quella è una realtà talmente importante, bella, curata che ci vuole qualcuno che se ne innamori perdutamente”.

Se qualcuno voleva comprare la tenuta sarda di Silvio Berlusconi deve dunque rinunciare e ripiegare su villa Boldrocchi. O altrimenti, sempre a Porto Rotondo, è in vendita anche l’abitazione della famiglia romana Di Cesare. Un affare: 10 milioni 553 mila euro da acquistare all’asta giudiziaria fissata per il 19 ottobre 2010 presso il tribunale di Tempio Pausania.

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Il Cavaliere si tiene stretta villa Certosa
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Dopo Ruby, altri festini ad Arcore. Ne parla una collaboratrice ai magistrati di Palermo

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Villa Certosa, una delle residenze estive di Silvio Berlusconi

C’è Ruby e va bene. Ci sono le feste. Ci sono singolari telefonate ricevute dal premier sul cellulare, fatte da un’escort brasiliana. Su Silvio Berlusconi infuria la buriana. Che in serata  si trasforma in tempesta, quando da Palermo rimbalza la notizia di una nuova inchiesta partita da un traffico di droga e approdata, manco a farlo apposta, ad Arcore e ad altri festini hard officiati in Sardegna dal Cavaliere. Sul tavolo dei pm, infatti, ci sono le parole, messe a verbale, da Perla Genovesi, un ex assistente parlamentare che ricorda quello che ha saputo da un’amica cubista. Lei è la protagonista delle feste. Lei racconta . Perla riferisce ai magistrati che ascoltano sbigottiti. L’inchiesta va avanti, ma già deflagra sullo scenario politico come l’ennesimo colpo che promette di far esplodere il governo. Il presidente della Camera lo ha detto ieri sera. “Se i fatti verranno accertati, Berlusconi faccia un passo indietro”. Rapida la risposta dei berluscones: “Fini: o con noi, o apra la crisi”.

Nell’attesa in prino piano avanza la figura di Perla Genovesi. Perla , nel 2004, a 26 anni, era una delle militanti più attive nelle file parmensi di Forza Italia, al punto di diventare assistente dell’allora senatore azzurro, oggi deputato, Enrico Pianetta. Allo stesso tempo si dava anche da fare in un altro ambito, quello del narcotraffico, e trasportava cocaina. Nel 2007 era stata scoperta in macchina con altre due persone che furono arrestate per droga, mentre lei, incinta, non fu fermata. Finì lì la sua esperienza come assistente parlamentare, ma non quella da trafficante, che anzi è andata avanti fino allo scorso 19 luglio, quando è stata arrestata nell’ambito dell’operazione “Bogotà”, un’indagine che ha smantellato un traffico di cocaina dal Sudamerica in Italia, una rete che coinvolgeva un impiegato comunale di Trapani, un esponente della Camorra e dei narcos in Colombia e Perù. (leggi il blog di Gisella Ruccia)

Era entrata nell’organizzazione tramite un uomo di Campobello di Mazara (Trapani), Paolo Messina, che poteva contare su ingenti quantità di cocaina a costi bassissimi, che sarebbe stato il capo dell’organizzazione. I due si sarebbero conosciuti in una discoteca in Emilia Romagna. La donna era ben inserita negli ambienti politici di Forza Italia e frequentava i vertici del partito. Ai magistrati ha raccontato di avere ricoperto incarichi nell’entourage del capogruppo del Pdl alla Regione Emilia-Romagna Luigi Villani.

La “pentita” ha riferito ai magistrati di avere stretto rapporti con diversi politici proprio grazie alle sue disponibilità di droga, rapporti estesi grazie alla sua nomina ad assistente parlamentare. Proprio così la Genovesi “pentita” – ora assistita dall’avvocato Monica Genovese, legale che difende numerosi pentiti di mafia – avrebbe raccontato di avere presentato all’amica cubista Renato Brunetta, prima che questi diventasse ministro. L’amica avrebbe quindi chiesto al politico aiuto per un problema personale relativo all’affidamento del figlio. Sempre quest’amica, una ventottenne, “ragazza immagine”, cubista ed escort, avrebbe confidato all’ex assistente parlamentare di aver frequentato feste a base di sesso e stupefacenti a Milano e a Villa Certosa. Ad alcune di queste feste, ha detto la ventottenne alla Genovesi che lo ha poi riferito ai magistrati, avrebbe partecipato anche il premier.

Dopo l’arresto Perla Genovesi si diceva assolutamente estranea ai reati che le venivano contestati. “Ha richiamato fatti e annotazioni, ha giustificato la sua posizione rispetto ai singoli capi d’imputazione” spiegava il suo avvocato di allora Aniello Schettino. Poi però ritrattò, cominciando a collaborare e ottenendo gli arresti domiciliari. Ha raccontato di essere andata a festini a base di droga organizzati da politici trapanesi, ma non solo.

Eppure non ci sta a passare per una spacciatrice. Con una mail alla redazione della Gazzetta di Parma Genovesi ha affermato di essere un’infiltrata dall’età di 21 anni, prima dell’ingresso nelle file di Forza Italia, spinta dalla religione e dalla voglia di scovare il marcio del sistema, così da poter rivelare informazioni alle forze dell’ordine. Ma nel marcio ci è caduta lei.

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Festini nelle residenze di B, Nadia Macrì: “Tante ragazze, forse minorenni”

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”Ad Arcore e in Sardegna ho incontrato tante ragazze giovani, penso minorenni”. Lo ha detto Nadia Macrì, la giovane escort al centro dello scandalo “festini” che coinvolge anche il premier Silvio Berlusconi e il ministro Renato Brunetta, a ‘L’intervista’ su Skytg24. “Dopo la vicenda di Noemi ho pensato ‘Allora ci sono ragazze minorenni’”.

La giovane ha raccontato anche di non aver mai socializzato con le altre giovani incontrate nelle varie feste a Milano e in Sardegna. “Non si poteva parlare tra noi – ha detto dovevamo stare zitte”. “Sono andata ad Arcore per 5 mila euro – ha raccontato Macrì – ma con il presidente mi sono confidata, speravo in un aiuto da parte sua”. “Forse ho sbagliato a presentarmi come una escort – ha aggiunto – avrei dovuto chiedere di fare la velina”.

Nadia Macrì ha anche ripercorso l’approccio che l’ha portata a conoscere Berlusconi. “Ero ad un semaforo e un giovane mi ha fermato chiedendomi se volevo seguirlo. Mi ha poi portato nello studio di Lele Mora dove c’erano altre ragazze, tutte straniere, russe e brasiliane”. “Da lì siamo state portate nello studio di Emilio Fede – ha proseguito – che, finito il tg ci ha parlato una per una e ha fatto una selezione, due sono state mandate via”. “Ad Arcore la prima volta era tutto bello, si mangiava bene, c’erano solo le ragazze, Fede e la segretaria del Presidente che ci ha chiesto i numeri di telefono. Era una ragazza giovane, bionda alta, che lavora per la tv, sembrava lei ad organizzare tutto”. “La selezione per me andò bene perchè mi chiamarono una seconda volta, mi contattò direttamente il presidente sul mio cellulare”. Berlusconi “mi disse: ‘sono il sogno degli italiani. Sono il Presidente”. “Poi sono andata anche a villa Certosa, in Sardegna e lì oltre alle ragazze c’erano tanti imprenditori, avvocati, notai”.

‘Nel pomeriggio arriva la replica di Niccolò Ghedini, deputato del Pdl e avvocato del premier. Il legale afferma che “si deve rilevare come le sue dichiarazioni siano destituite di ogni fondamento e già state smentite dai fatti e da numerosissime dichiarazioni testimoniali”. Prosegue inoltre dicendo che “è assai singolare che venga riproposta oggi un’intervista su una vicenda che già aveva trovato chiarimento oltre che specifiche precisazioni anche della magistratura” e si riserva “ogni azione giudiziaria in merito”.


La seconda parte dell’intervista

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In Sardegna Berlusconi raddoppia e acquista la collina da dove furono scattate le foto choc

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Diceva di essersi stufato, disamorato di quella casa che aveva seguito come un parto. Silvio Berlusconi era sul punto di lasciare la Sardegna e vendere per 460 milioni di euro Villa Certosa a uno sceicco arabo. La vicenda delle cinquemila fotografie scattate da Antonello Zappadu col premier circondati di vallette e colleghi più o meno coperti dai costumi da bagno, l’aveva disgustato. “Vado altrove”. Qualche mese fa, però, il premier ha cambiato idea: non solo non lascia la Sardegna (a Porto Rotondo ha trascorso anche l’ultima convalescenza dopo l’intervento alla mano, a metà ottobre), ma si è comprato anche la collina da dove Zappadu lo fotografava in tutte le salse. Collina dove c’era in rudere appartenuto alla famiglia Rusconi e venduto al premier da una società toscana attraverso ldra immobiliare spa, la società che detiene le azioni di villa Certosa. Così il parco di casa Berlusconi arriva a 80 ettari di superficie, praticamente un quinto di Porto Rotondo, visto che il paese, mille residenti, abbraccia una superficie inferiore ai cinquecento ettari.

L’Idra immobiliare, attraverso lo studio tecnico del geometra Gianni Izzo, ha redatto il progetto che è stato approvato dal Comune di Olbia il 21 luglio (pratica 241/10) e ha avviato nei giorni scorsi l’opera di demolizione del rudere e di altri due casolari, depandance del blocco principale: al loro posto sorgeranno altri trecento metri quadri calpestabili che saranno usati per gli innumerevoli ospiti di villa Certosa. Compreso il bonus del 27 per cento di cubatura, come prevede la legge sul piano casa approvata dal governo Berlusconi. La nuova villa, come sempre, verrà disegnata dalla mano attenta dell’architetto del premier, Gianni Gamondi.

Un affare niente male: non si conosce il prezzo della transazione, ma sicuramente è stato Berlusconi in prima persona, il 18 ottobre scorso, a dare all’architetto il via al progetto che, nelle intenzioni, dovrebbe essere completato prima dell’estate.

Una storia strana quella della villa appena acquistata dal premier. Prima che finisse nelle mani di una società toscana, la villa e il parco di 8000 metri, erano appartenuti a Laura Rusconi, ristoratrice per palati fini tra la Sardegna e Milano e lontana parente dell’editore Edilio. La donna, dieci anni fa, cedette la proprietà a una società toscana che, non si capisce come mai, la trasformò in una centrale di trasmissione per la telefonia mobile alla 3 e a Vodafone. Da quel momento, la villa delle antenne, così era conosciuta, non era stata più toccata. Fino all’intervento del premier che, sul punto di lasciare la Sardegna per le scocciature dei paparazzi, ha annusato l’affare ed eliminato il problema. “Dalla Sardegna – dicono i suoi collaboratori – non se ne andrà, adora quella terra”.

Eppure nel novembre del 2009, la casa fatta di teatri, piscine e finti vulcani, era stata a un passo dall’essere ceduta. Lo sceicco Kalif bin Zayed Al Nahayan, presidente degli Emirati Arabi, era pronto a sborsare qualcosa come cinquecento milioni di euro per la tenuta del premier, un prezzo mai raggiunto per una villa. La trattativa, portata avanti dall’immobiliarista Claudio Giuntoli, rais di Porto Rotondo, sembrava a un passo dall’essere conclusa. D’Altronde i soldi non sono certo un problema per Al Nahayan, uomo a cui è attribuita una fortuna di oltre 23 miliardi di dollari e collocato al 27esimo posto nella classifica degli uomini più potenti del mondo. Ma alla fine anche Berlusconi di quel mezzo miliardo non avrebbe saputo che farsene e, soprattutto, non poteva pensare di rinunciare alla casa che ha voluto a sua immagine e somiglianza, composta da tre ville, la più grande di 2600 metri quadri, due laghetti, il vulcano artificiale che con la colata di lava simula anche il rombo di un’eruzione, la torre nuraghe con le costellazioni sul soffitto, la grotta-bunker, scavata per gli ospiti illustri che arrivano via mare, il centro benessere, le piscine per la talassoterapia e mille varietà di piante. Mancava solo una cosa: la privacy. Adesso che Berlusconi sembra aver comprato anche quella difficile che si stacchi dal suo gioiello.

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L’Ape Regina e le sue amiche

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Ecco il ritratto di Sabina Began tratto dal libro “Papi, uno scandalo politico” di Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio (ed. Chiarelettere, 2009)

Dal capitolo “Villa Arzilla con fotografo” (pagg. 250 – 259)

Trentacinque anni, di origini slave ma tedesca di nascita, Sabina Beganovicˇ (questo il suo vero nome) agli inizi del 2003 è finita di striscio sulle cronache dei giornali perché amica di un importante trafficante di droga sfuggito all’arresto a Roma. Si chiamava Bashkim Neziri ed era un pezzo grosso dell’Uck, il movimento armato in lotta contro i serbi per separare Pristina da Belgrado. A Roma, oltre a ospitare il leader kosovaro Ibrahim Rugova e a trafficare con la cocaina, Neziri si godeva la vita. La sua attività ufficiale era quella di produttore cinematografico.Viveva in una villa faraonica con una disponibilità di denaro che gli aveva permesso di entrare nel giro delle bellissime. Poi contro di lui fu spiccato un mandato di arresto e si diede latitante, così le sue amiche furono sentite in Questura, per la gioia degl’ispettori che le interrogavano. Sfilarono, fra le altre, la soubrette della tv Adriana Volpe e Demetra Hampton, attrice famosa per aver interpretato Valentina (il personaggio di Crepax). Un fotografo raccontò di essere stato presentato al kosovaro da un’amica comune: una certa Beganovicˇ che poi diverrà la fidanzata del produttore Giovanni Di Clemente. Sabina dopo qualche particina in film secondari e un periodo d’oscuramento, torna nel grande giro dalla porta principale: la politica. Se l’ape regina del mondo animale è l’unica femmina fertile dell’alveare e viene alimentata con la pappa reale dalle api operaie, l’ape regina Sabina – al contrario – si incarica di reclutare le giovani api da offrire al grande fuco di Arcore. È lei, infatti, a invitare le ragazze più carine e allegre che movimentano le feste del Cavaliere, e molto spesso anche a pagarle.

Una giornalista che la conosce bene, Gabriella Sassone, racconta su «Il Tempo» alcuni aneddoti che inquadrano bene il personaggio. Pare che il giorno della festa per la vittoria elettorale contro Walter Veltroni, nell’aprile del 2008, il leader di Forza Italia abbia tenuto sulle ginocchia l’Ape Regina mentre cantava Malafemmena, suscitando l’invidia dei presenti, tra i quali il presidente del Senato in pectore Renato Schifani. «Se uscissero mai queste foto – commentò quella sera il Cavaliere – varrebbero almeno 100mila euro.» Passano pochi mesi e sulla caviglia della Began compare un tatuaggio a forma di farfalla con intorno una scritta: «L’incontro che mi ha cambiato la vita. S.B.». Le iniziali di Sabina Began, ma anche di Qualcun Altro.

L’attrice tuttofare torna sui giornali per il matrimonio di Elvira Savino, una giovane bionda pugliese appena eletta in Parlamento grazie a una candidatura imposta da Silvio in persona, che poi le farà da testimone di nozze. La Savino aveva convissuto con la Began presso lo stesso affittacamere nel centro di Roma in via in Lucina, di fronte al Parlamento. Al matrimonio è invitato anche un collaboratore de «Il Riformista», che non si fa sfuggire l’occasione di raccontare quello che vede a Villa Miani, dove gli sposi festeggiano con parenti e amici, subito dopo mezzanotte:

Per le scale, verso un’auto scura che l’attende, una mora con un vestito d’argento, a strisce verticali separate dai seni sodi sul petto seminudo, esce urlando alla notte parole di rimprovero o minaccia. Dette a voce troppo alta per non sperare, o temere, che qualcuno le raccolga e le riferisca. «Tanto gliel’ho presentato io, lei non è nessuno, la distruggo quando voglio…»

La mora che si allontanò dalla festa come la strega delle favole è proprio Sabina Began. Resta invece un giallo chi fosse il misterioso personaggio che l’attrice avrebbe presentato alla sposa. Elvira Savino si limita a dire:

Non è stata Sabina Began a presentarmi Silvio Berlusconi. Non so quali siano i suoi rapporti con il presidente, ma alla mia festa non mi sembra fossero vicini. Berlusconi sedeva al mio tavolo, essendo il mio testimone di nozze.

Non è un mistero, invece, che Silvio Berlusconi ami circondarsi di giovani donne pronte a cantare sulle note del suo pianoforte, a ridere all’unisono alle sue barzellette sconce e magari a sedersi docilmente sulle sue ginocchia. Il Cavaliere ha tanti problemi e non ha certo il tempo per occuparsi degli inviti. Per quelli c’è la Began: già nel 2005 si racconta che alle feste del figlio di Gheddafi invitasse numerose ragazze romane, conosciute in discoteca o in palestra. Una di loro, che incautamente aveva accettato un suo invito, si ritrovò coinvolta in una bolgia al Parco dei Principi, con decine di ventenni e trentenni di bell’aspetto che ballavano nel salone dell’hotel con vista su Villa Borghese. Le più disinibite, poi, non disdegnavano di salire ai piani superiori per «salutare» il rampollo libico nella sua suite. Ora Sabina è una delle favorite inseparabili del Cavaliere. È stata lei a invitare molte ragazze per il Capodanno del 2008 a Villa Certosa. Ed è stata lei una delle animatrici dell’estate berlusconiana dello stesso anno, insieme all’amico Giampaolo Tarantini, ora indagato per induzione alla prostituzione. Qualcuno penserà di riconoscere proprio il volto dell’Ape Regina dietro gli occhiali scuri della ragazza che arriva per prima al decollo dell’aereo del presidente, in una delle fotografie scattate all’aeroporto di Olbia da Antonello Zappadu.

«Mancò poco che gli spezzassi il polso…»

Una delle ragazze presenti ai party di Papi ce li ha raccontati, visti dall’interno. La chiameremo Sandra, perché ci ha chiesto l’anonimato. Sandra lo ricorda bene il Capodanno del 2008 a Villa Certosa. L’anno vecchio se ne andava via senza lasciare in lei grandi ricordi. Liscio e incolore come una tavola di plexiglass, senza picchi né increspature. A ventiquattro anni, questa bella ragazza campana ansiosa di sfondare nel mondo dello spettacolo restava ancora a metà del guado. La solita palude di concorsi di bellezza e piccoli lavoretti come hostess. E l’anno nuovo non prometteva granché: altri mesi di umilianti anticamere sull’uscio dello show business. Sandra rimaneva e sarebbe rimasta una delle tante «ragazze immagine» che accendono di luce effimera le notti dei potenti italiani. Forse per sempre. In televisione aveva strappato qualche comparsata, ma non era certo con i compensi simbolici di una piccola emittente locale che poteva mantenersi. Nel suo bilancio la voce più sostanziosa restava quella delle serate. La chiamavano per ballare nei templi del divertimento, dal «Billionaire» di Briatore, in Costa Smeralda, al «Pascià» di Rimini: 1500 euro a serata per essere «carina» con i ragazzi che le offrivano da bere o la invitavano a ballare. Niente di più e niente di meno. Tutto previsto nella sua paga. Qualche extra arrivava dalle feste private, dove magari capitava di conoscere qualche tipo utile o interessante, che poi in fondo è la stessa cosa per quelle come lei.

Così, quando le propongono di trascorrere il Capodanno del 2008 in Sardegna, Sandra accetta subito entusiasta, annullando un precedente impegno. L’offerta è allettante: «Una serata al Billionaire, una festa privata per 1500 euro, viaggio aereo incluso. Non ti capiterà più un’occasione simile». Parole sante. Vorrebbe saperne di più, ma in questi casi è meglio non fare troppe domande. E poi non c’è molto tempo per fare la schizzinosa. Prendere o lasciare. Tutto è stato organizzato in fretta e furia. Le hanno pure chiesto di portare un paio di «colleghe» per fare numero: «Perché lì più ragazze porti e meglio è». E così fa. Nessuna selezione, un po’ come un appuntamento al buio. Ma se la sente di coinvolgere le amiche, perché l’offerta viene da una del giro alto: sempre lei l’Ape Regina, la Began.

Quando ha chiesto a Sandra di seguirla in Sardegna, Sabina non le ha rivelato il nome del padrone di casa. Ma le modalità della trasferta fanno pensare a qualcuno di molto, ma davvero molto importante: a occhio e croce, un sultano o almeno un oligarca russo. Sandra comincia a intuire qualcosa quando arriva a Ciampino. All’aeroporto la indirizzano verso un aereo con impresse le insegne del Biscione. A bordo ci sono decine di ragazze, molte arruolate come lei con un compenso giornaliero. Altre, invece, sembrano habituées e si muovono a proprio agio: «L’unica che mi rivolse la parola fu la vincitrice del reality Uno, due, tre… stalla! Imma Di Ninni: “È la prima volta che vieni?”. Le risposi di sì, ma pensavo ancora al Billionaire…».

All’arrivo a Olbia, la mattina del 31 dicembre 2007, le auto del servizio di sicurezza prelevano le decine di ragazze per accompagnarle direttamente nei loro alloggi. Intorno alla Villa Certosa, il Cavaliere dispone di una serie di villette. Qui vengono dislocate le ragazze, in gruppi di cinque o sei. Le più coccolate finiscono nella residenza di Paolo Berlusconi, che trascorre altrove il Capodanno. Ma tutto questo Sandra ancora non lo sa. Le uniche presenze maschili, oltre agli uomini dello staff del presidente, sono Mariano Apicella e Guido De Angelis, l’ex cantante degli Oliver Onions (famosi per la sigla del Sandokan televisivo) divenuto produttore cinematografico.

La dépendance di Sandra è davvero elegante: la ragazza ammira i soffitti in legno, l’argenteria disseminata per tutta la casa, l’arredamento fresco e raffinato, la piscina riscaldata, il parco tutt’intorno, e pensa di essere finita nella villa di un uomo davvero molto ricco. La notte precedente ha fatto le ore piccole in discoteca e si butta sul letto per un pisolino. Ma, quando sta per addormentarsi, viene ridestata da una voce molto nota. Dalla porta si affaccia: è Silvio Berlusconi. Lei non crede ai suoi occhi, sulle prime pensa a un bravo imitatore. L’uomo ha i lineamenti, i modi e la voce del leader di Forza Italia, ma tutto più marcato rispetto al personaggio che ha conosciuto e talvolta apprezzato guardandolo in televisione:

Aveva il volto colorato da una crema che sembrava autoabbronzante e gli tingeva anche le mani, facendole sembrare unte. I tacchi erano alti davvero come dicono quelli che lo prendono in giro. E aveva in mano una busta piena di gioielli.

Sorridente come una befana generosa con le bambine all’Epifania, Papi Silvio dona subito a ciascuna ragazza un anello d’argento forato con incastonata una grossa pietra di onice, e due bracciali con la tartarughina:

«È il simbolo di Villa Certosa», ci disse allargando il suo sorriso e togliendosi gli occhiali da sole: aveva gli occhi molto piccoli rispetto a quello che avevo visto in tv, ma era proprio lui.

Le cronache di quei giorni, in effetti, raccontano di una fastidiosa congiuntivite che ha colpito il Cavaliere. Più tardi, ancora regali: un anello e un bracciale d’oro sottile e una collana con una farfalla di pietre come pendaglio. A quelle che si dimostrano «più carine» con lui, il futuro premier dona altri gioielli più consistenti. A tutte le ospiti, subito dopo i convenevoli di rito, dice: «Preparatevi presto: si va a mangiare e ballare in pizzeria». In un’ala del parco di Villa Certosa è già tutto pronto. Il cuoco Michele sforna prelibatezze à gogo e Silvio canta accompagnato dal fido Apicella. A un tratto, come morse da una tarantola collettiva, tutte le ragazze si alzano e cominciano a ballare intorno al Cavaliere. Lui, al settimo cielo, canta, balla e familiarizza. Sandra, dapprincipio, deve stargli proprio simpatica, tant’è che lui la fa accomodare accanto a sé sulla sua macchinetta elettrica, tipica dei golfisti. Dietro al corteo surreale delle minicar, il grande capo Papi mostra alle ragazze i segreti del parco: l’anfiteatro, la collezione di cactus, le migliaia di hibiscus, il lago delle palme, le 85 diverse erbe officinali dell’«orto della salute».

Le ragazze tra di loro non parlano. Non c’era molto tempo e poi «gli uomini della sicurezza, che giravano sempre con le armi in mano, ti si avvicinavano appena facevi capannello». Ma Sandra ricorda bene alcuni volti:

Oltre a Imma Di Ninni, c’erano molte delle partecipanti al reality che lei ha vinto, come le gemelline Ferrera. C’era anche Siria del Grande Fratello, allora non era famosa, e mi ricordo che si alzò a tavola per fare un ringraziamento a Silvio Berlusconi per la sua generosità. C’era pure Camilla Ferranti, quella che lui raccomandava a Saccà per farla lavorare in Rai.

Sono trascorse poche settimane dallo scandalo sollevato dall’inchiesta di Napoli sulle telefonate Berlusconi-Saccà: «A Villa Certosa si rideva di questa cosa. Lui ci disse: “Visto che mi tocca fare per farvi lavorare?”. E giù tutte a ridere». Qualcuna addirittura applaude. Tra le ospiti, ovviamente, c’è l’Ape Regina. Ma Villa Certosa non è soltanto luogo di bagordi e baldorie, donne in topless e premier nudi immortalati dal fotografo Zappadu. C’è il momento del piacere, ma anche quello del dovere. Così, quel 31 dicembre 2007, dalle ore 15 alle 17, ecco la lezione di politica, tenuta dal Cavalier Papi in persona. Le ragazze vengono accompagnate con le auto elettriche dalle loro casette fino al salone centrale della villa. Due ore scarse zeppe di battutine e barzellette: «Tutte ridevamo per farlo contento», ricorda Sandra. Di veramente politico, la ragazza rammenta soltanto le immancabili critiche del Cavaliere al Pd, le parole sulle «prossime elezioni» perché «ora faremo cadere Prodi» e il disprezzo per l’alleato Gianfranco Fini, «un fascistone incapace di mediare». E poi lunghi intermezzi con Berlusconi che si trastulla con uno strano temperamatite parlante e gemente:

Era un omino di gomma colorata con i pantaloni abbassati sul di dietro. La matita si infilava proprio lì: quando lui ruotava il lapis, il pupazzetto si lamentava e lui rideva come un pazzo. Sembrava di essere in una puntata di Csi con il classico schizofrenico…

Subito dopo la «politica secondo Berlusconi», per le ragazze arriva il momento tanto atteso dello shopping, in vista del cenone e dei fuochi d’artificio. Gli uomini della sicurezza le accompagnano tutte a Olbia in un centro commerciale, dove le aspiranti Pretty Woman si scatenano: una corsa all’acquisto del capo esclusivo fino a 2000 euro, succhiando direttamente dalla carta di credito di Papi Silvio. Lo chiamano quasi tutte così, come racconterà Barbara Montereale, la «ragazza immagine» barese che sbarcherà in Sardegna nel gennaio del 2009 e se ne tornerà a Bari tutta soddisfatta, con la sua busta imbottita di banconote: 10mila euro in contanti, gentile omaggio di Papi. Invece Sandra, un anno prima, ci rimane proprio male. Le avevano promesso 1500 euro al giorno, ma gliene danno solo 1000, perché ha chiesto di andarsene via subito:

La Began mi disse che lui si era lamentato perché ero stata «scortese, poco carina nei suoi confronti». Penso si riferisse al fatto che, appena ha tentato di allungare le mani, come aveva appena fatto con le altre, io l’ho respinto bruscamente. Stavo quasi per fratturargli il polso…

Perché lui è fatto così, affettuoso con le sue ospiti che ballano intorno a lui, felice di respirare, sfiorare e talvolta anche toccare la loro giovinezza. Come durante la cena di fine anno, quando tutti gli ospiti, cinquanta donne più Apicella e il cantante-produttore De Angelis, siedono tutti attorno allo stesso tavolo. A turno le ragazze in abiti mozzafiato si esibiscono – direbbe Veronica – per il «divertimento dell’Imperatore». Prima prendono il microfono per una dedica a Papi, poi ciascuna si scatena con la propria performance:

Mi sono rimaste impresse tutte quante: c’erano quelle che ballavano e si strusciavano, quelle che lo baciavano, quelle che si spogliavano, quelle che si buttavano in piscina quasi nude.

Difficile dimenticare quelle scene. Non che durante le ospitate in discoteca e le serate nei privé quegli atteggiamenti fossero una rarità, anzi:

Ma quello che è successo a Villa Certosa non mi era mai capitato prima: ne ho viste di tutti i colori. Ogni tanto lui ne prendeva per mano una e si allontanava. A me è venuta l’ansia, perché nessuno sapeva che Villa Arzilla con fotografo stavo là. Al cellulare non ti facevano parlare. La sicurezza era dappertutto con quei bazooka puntati sempre addosso mentre passeggiavi, mentre ballavi, mentre cenavi. È un ricordo bruttissimo. Il più brutto della mia vita.

Dopo cena, dunque, tutte a ballare in attesa dei venticinque minuti di fuochi pirotecnici che illuminano a giorno il golfo di Portorotondo nelle primissime ore del 2008. Tutte col naso all’insù a scattare foto con macchinette e telefonini. Nessuno le ha requisite. Ma poi le immagini, come per incanto, sono sparite dalla memoria digitale il giorno dopo. Qualcuno dev’essersi intrufolato nottetempo nelle stanze delle ragazze per cancellare ogni prova della notte con l’Imperatore, o, più probabilmente, a garantire la privacy del premier ci pensa qualche contromisura elettronica. L’eccezione però c’è sempre. Così, sul telefono di una delle ospiti, è rimasta impressa la foto di un trenino al ritmo di samba: al centro il presidente del Consiglio, con cappellino e trombetta, stretto in mezzo a due eccitanti modelle in abiti succinti. Ma sono le scene lesbo a disgustare Sandra: ragazze che si baciano, si toccano, si spogliano. Sedici mesi prima di Veronica, è lei a indignarsi per tutte quelle «vergini che si offrono al drago»:

Più che scandalizzata, mi son sentita proprio male: prima di andare a letto ho anche vomitato. Sapevo che il giorno dopo sarebbe partito un volo per riportare a Roma Guido De Angelis, me lo aveva confidato uno della sicurezza, un ragazzo genovese, durante gli spostamenti nel parco. Così ho detto: «O mi riportate a casa o faccio un macello».

E così Sandra riesce a salire su quell’aereo con le amiche che aveva portato con sé e con De Angelis, che le dà anche il suo numero di telefono. Ma quella sua fuga da Villa Certosa non passerà inosservata: segnerà la fine delle sue ambizioni nel mondo dello spettacolo. «Ho capito – dice oggi con un velo di tristezza – che la televisione è roba Sua. Da quel giorno, per me, mi sono rassegnata. Per me sarebbe stato inutile fare qualsiasi casting, perché avevo osato dirgli di no». Poco importa che sia alta e bella, che sappia ballare e parli correttamente tre lingue. Non ha esaudito i desideri del Sultano, ha gettato al vento la grande occasione, peggio per lei.

Le altre ragazze invece rimangono in villa un altro giorno ancora: stesso programma, stesso cachet. Le più care a Papi, come Sabina Began, si vantano di avere il raro privilegio di seguirlo ad Antigua, dove lui ha un’altra villa, lontano da occhi e teleobiettivi indiscreti. Due mesi dopo, il cellulare di Sandra suona ancora. È la prova d’appello, l’ultima. Stavolta la invitano a una festa a Cortina, proprio dove uno degli altri fornitori di ragazze, Giampaolo Tarantini, è di casa. Ma lei di quel mondo non vuole più saperne. E risponde «no grazie». Addio sogni di gloria.

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Sara Tommasi: “Del Noce? Schifato dai festini di Papi”

Il Giornale: “Ecco le foto di Noemi a Villa Certosa”

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Silvio Berlusconi in mezzo a Noemi Letizia e Roberta Oronzo

Con un coup de theatre, Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti prova a smontare l’ultimo fantasma che terrorizza il Cavaliere: l’esistenza di foto hard degli ormai celebri “festini”. Sulla prima pagina del quotidiano di via Negri “ecco le foto” in esclusiva di “Silvio e le ragazze”. Sono gli scatti di Vincenzo Oronzo, fratello di Roberta, l’amica che Noemi Letizia si portò dietro nel suo soggiorno di 10 giorni a Villa Certosa in Sardegna in occasione del Capodanno 2008-2009. Scatti “del tutto irrilevanti”, li descrive Sallusti, che ritraggono “ragazzi e ragazze ospiti in una delle ville più belle del mondo. Ridono e scherzano fra di loro, si fanno immortalare al fianco del presidente del Consiglio”, cosa che, precisa il direttore, “capita ogni volta che Berlusconi si trova in mezzo alla gente”.

Così in prima pagina vediamo il Cavaliere in mezzo a Noemi e Roberta: lui con una camicia scura, le ragazze nero vestite. Roberta porta in testa un cappellino con la scritta “Happy new year”. E’ lo stesso scatto, fatto con il telefonino, di cui parla il direttore di Oggi Umberto Brindani in un editoriale titolato “Le Foto! LeFoto!”. Brindani però ricorda un fatto dimenticato dal Giornale, cioè che esistono almeno 3 tipologie di scatti in circolazione: quelle di Roberta, secondo Brindani, sono il gradino meno compromettente: A quanto ho capito, ci sono immagini, non si sa di quale natura, ben custodite in Procura e definite «irrilevanti» dagli inquirenti (irrilevanti, sembra di intendere, ai fini dell’inchiesta su concussione e prostituzione minorile). Poi – continua il direttore di Oggi - ci sarebbero foto che Fabrizio Corona sostiene di aver visto e che non conterrebbero nulla di hard (sono le stesse che hanno i magistrati?). Inoltre: c’è un tam tam incontrollato su scatti piccanti o piccantissimi, «in mano alla malavita».

Ma Brindani racconta anche della trattativa economica che sta dietro gli scatti e spiega il motivo per cui il settimanale da lui diretto ha rinunciato a pubblicare le foto che oggi vediamo sul Giornale (che annuncia un seguito): “I nostri cronisti hanno visto le immagini (niente di clamoroso, anzi) e si sono fermati, perché Vincenzo (Oronzo, ndr) ha detto di aver ricevuto da un altro giornale un’offerta economica che a noi è parsa esageratamente alta, anche in considerazione del contenuto tutt’altro che indecente delle immagini stesse”, spiega il direttore della rivista. E continua: “Se quella di Oronzo è la verità, e quindi in questo momento quelle foto vengono pubblicate da qualche altra rivista, buon per i ricchi colleghi. Se non è la verità, ci chiederemo che fine avranno fatto quei materiali”. I materiali sono andati al Giornale, che quindi ha pagato una cifra “esageratamente alta” per accaparrarsi qualche foto e un’intervista del tutto innocui.

Sul capitolo “malavita” spunta di nuovo il nome di Fabrizio Corona. “Il paparazzo plurinquisito – racconta La Repubblica – si trovava ieri a Portici per incontrare il padre di Noemi, Elio Letizia”. I due uomini sono stati notati di sera in un bar. Corona, avvistato dai giornalisti nel pomeriggio, si giustifica così: “Sto lavorando a un documentario e mi interesso ai Letizia”. E le foto? “Le foto io non le cerco, io ce le ho. E’ diverso”. Se siano le foto “in mano alla camorra” di cui il fotografo ha parlato la settimana scorsa a Pomeriggio Cinque, non è dato sapere. Ma Roberta, nell’intervista sul Giornale nega fermamente: “Non c’è alcun nesso tra noi e la camorra, è un’illazione sbagliatissima”.

In nessun punto dell’articolo Il Giornale ricorda l’intervista di Repubblica del 24 maggio 2009 quando l’ex fidanzato di Noemi, Gino Flaminio, racconta cosa gli disse la ragazza di quella vacanza: “La cosa che proprio non ho mandato giù – dice Flaminio a Conchita Sannino – è stata la lunga vacanza di Capodanno in Sardegna, nella villa di lui. Noemi me lo disse a dicembre che ‘papi’ l’aveva invitata là. Mi disse: «Posso portare un’amica, un’amica qualunque, non gli importa. Ci saranno altre ragazze». E lei si è portata Roberta. E’ partita verso il 26-27 dicembre ed è ritornata verso il 4- 5 gennaio. Quando è tornata mi ha raccontato tante cose. Che Berlusconi l’aveva trattata bene, a lei e alle amiche. Hanno scherzato, hanno riso… C’erano tante ragazze. Tra trenta e quaranta. Le ragazze alloggiavano in questi bungalow che stavano nel parco. E nel bungalow di Noemi erano in quattro: oltre a lei e a Roberta, “c’erano le gemelline, ma voi sapete chi sono queste gemelline (le gemelle De Vivo, ndr)?” Per quella vacanza di fine anno, i genitori accompagnarono Noemi a Roma. Noemi e Roberta si fermarono prima in una villa, come mi dissero poi, e fecero in tempo a vedere davanti a quella villa tanta gente – giornalisti, fotografi – poi le misero sull’aereo privato del presidente insieme alle altre ragazze, per quello che mi ha detto Noemi…”

La storia che Noemi fosse lì perché figlia di amici di Berlusconi è nota. Ma sono molte le versioni  e tutte contrastanti che il premier cerca di fornire per giustificare gli incontri con la minorenne di Casoria (Leggi l’articolo). Anche nell’intervista di oggi, Roberta racconta di generosi doni che Berlusconi concede alle giovani invitate: “Solo qualche regalino, come uno zio con le nipoti: braccialetti, collanine e duemila euro”. Già, duemila euro. Come tutti gli zii del mondo.

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a Villa Certosa”
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Il vuoto sotto Roma

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L’amica e scrittrice Alessandra Amitrano ci avvisa dell’emergenza sottosuolo a Villa Certosa (Roma), unendoci alle sue parole diffondiamo l’appello:

Villa Certosa, il quartiere romano tra il Mandrione e la Casilina che tanto fu amato da Pasolini, è uguale a com’era negli anni Sessanta. Un paesello nel cuore di Roma, con le case basse, due bar, un tabaccaio, un forno, un barbiere e “Betto e Mery”, la trattoria dove se entri con la cravatta te la tolgono e la inchiodano al muro.

L’atmosfera è bella, si conoscono tutti, c’è solidarietà, c’è un attivo comitato di quartiere che, tra mille difficoltà, si dà un sacco da fare. Meno belle sono alcune sue criticità. Il sottosuolo per esempio, vuoto, disseminato di cavità di decine e decine di metri. Ci sono certe strade, alla Certosa, dove le cavità cominciano da un metro sotto le case. Diverse abitazioni sono state sloggiate, mezzi pesanti sono letteralmente sprofondati nell’asfalto, un signore è precipitato nel pavimento del suo bagno. Durante le opere di realizzazione dell’impianto fognario, avvenute appena tre anni fa, sono stati eseguiti dei monitoraggi che hanno evidenziato una situazione critica, di reale emergenza. I tecnici hanno dichiarato l’indispensabilità di seri e costanti monitoraggi con conseguenti opere di rinforzo del sottosuolo, hanno informato i cittadini che nel quartiere è di vitale importanza inserire il limite di velocità e li hanno informati di un’altra cosa: è fondamentale il divieto assoluto di circolazione ai mezzi pesanti. In una parola, anzi tre: camion dell’Ama (l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti romani).

Sono anni che il comitato di Villa Certosa chiede seri e tempestivi provvedimenti al Municipio ma, finora, solo chiacchiere sono state le risposte. Sono stati promessi 500.000 euro per l’emergenza sottosuolo alla Certosa, ma questi soldi stanno solo sulla carta: derivano da beni alienabili del Comune di Roma, di fatto, quindi, non ci sono.

Eppure il limite di velocità, l’installazione di dossi, sono cose che potrebbero essere fatte subito, senza aspettare i 500.000 euro. Eppure il divieto di circolazione ai mezzi pesanti, primi fra tutti i camion dell’Ama, potrebbe essere messo in atto da subito. Ma il presidente della VI Circoscrizione ha informato il Comitato di Villa Certosa che l’Ama non ha nessuna intenzione di concedere al quartiere la raccolta differenziata della spazzatura porta a porta, servizio che comporterebbe la circolazione degli “squaletti”, mezzi di gran lunga più leggeri rispetto ai camion. La motivazione: il servizio costerebbe di più, due operatori ecologici anziché uno. Sappiamo bene che della differenziata le istituzioni se ne fregano, i consorzi che riciclano carta, plastica, vetro e metallo sono sempre a corto di materia prima, in Italia si preferisce bruciare o sotterrare. O meglio, si preferisce mandare la plastica in Cina dove viene riciclata in maniera obsoleta, senza il rispetto dei protocolli europei, dopodichè ce la rispediscono sotto forma di giocattoli carichi di scorie cancerogene. Insomma, della differenziata non frega niente a nessuno, figuriamoci farla in un quartiere di mille anime, dimenticato da ogni istituzione.

Nel momento in cui, però, il servizio viene richiesto per una situazione di emergenza, il rifiuto diventa inaccettabile.

Per questo il comitato si sta mobilitando e ha inaugurato un’opera di sensibilizzazione del quartiere e della cittadinanza. In questo contesto si inserisce la prima delle iniziative, la proiezione del film Una montagna di balle, sabato 12 marzo, presso la sede del comitato, in via dei Savorgnan 64. Il film parla di quindici anni di emergenza rifiuti in Campania, della lotta delle istituzioni alla raccolta differenziata. In questo modo la Certosa intende legittimare ancora di più la sua richiesta, una richiesta vitale, una richiesta che qualsiasi saggia e lungimirante istituzione dovrebbe tempestivamente assolvere. Ma, si sa, le sagge e lungimiranti istituzioni sono quanto di più lontano vi sia da questa città. Di fronte a una legittima richiesta la risposta è: ignoranza, incoscienza, irresponsabilità, rifiuto.

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La Toti alla madre: “Un settimana con lui e mi ha dato 6000 euro”

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Per ”una settimana” trascorsa con “lui”, assieme ad altre ragazze, Elisa Toti ha portato “a casa” seimila euro, “dodici milioni” di vecchie lire. Lo racconta la stessa giovane in una telefonata alla madre, che si trova tra le molte intercettazioni depositate insieme alla richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi nell’ ambito del caso Ruby.

Conversando con la mamma, lo scorso 9 gennaio, la ragazza, una delle ospiti alle feste di Arcore, spiega di essere “appena tornata a casa” e dice di essere “preoccupata per la salute di lui”. La madre, invece, sembra preoccuparsi di altro: “Senti eeee quanto v’ha dato?”. La figlia: “Cinque più quegli altri mille quindi, quindi sei”. La madre è contenta: “Dici niente? Capito? eee poi che vi ha detto quando lui vi ripotrà vedere”. Risposta: “Ce lo dirà lui”.

La ragazza racconta di essere stata “una settimana (…) alcune sono arrivate martedì io mercoledì (…) mamma mia una cosa allucinante”. E ora è stanca: “Non ti puoi immaginare in che condizioni sono guarda (…) sono in condizioni pietose, pietose proprio (…) ora mi ci vorrà un mese per ora quei, quei soldi che ho preso mi (…) serviranno per rimettermi a posto dopo questa settimana”. La mamma fa due conti: “Sono dodici milioni”, di vecchie lire. E la Toti: “Si ma no, non dire niente è”. La signora, quindi, la saluta: “Ti lascio perché ti devi, devi andare a riposare”.

Ma non è l’unica tra le intercettazioni. Ne esiste una tra una delle gemelle De Vivo, Imma, che parla con il suo ragazzo. Sono quasi le 4 del mattino al telefono, il giovane interlocutore, preme perché si faccia “dare” i “vestiti” come compenso per la sua presenza alla “cena”, ma lei, Imma De Vivo, risponde, da Villa San Martino, che probabilmente non prenderà nulla perché “mi ha dato da poco”.

L’ 8 gennaio scorso, verso le 22:45, la De Vivo parla al telefono con tale “Ale”, che lei chiama “amore”. Lui le chiede: “Dove stai andando a dormire?”. La showgirl: “Non posso dire”. Ale: “Stai andando a cena?”. Lei: “Sì”. Lui: Ah, va bene! Sono contento. E dormi lì?”. Risposta: “Sì”. Qualche ora dopo, alle 3:56, la soubrette, con un passato all’Isola dei Famosi, chiama Ale da Arcore e gli racconta “come era vestita dicendo che aveva tenuto i jeans ed aveva messo i tacchi e la canotta grigia con i brillantini”. Il ragazzo si informa: “T’ha dato i vestiti o no?”. La De Vivo: “Ma io sono ancora qui, ma se me li da, me li da quando, prima di andare via. Ma io penso che non mi da niente”. Il giovane si altera: “No, perché no scusa? Mi incazzo! Oh!”. E lei prova a chiarire: “Eh amore, ma che ne so. Ma tanto non faccio niente”. Ale: “Ma cos’è non fai niente? Cosa significa?”. Imma: “Che comunque… non faccio niente con lui (…) però, siccome mi ha dato da poco…”. Il giovane: “Eh, ma sei scema? Ma anche se fai non fai, fatti dare! Vaffa….”. Gli inquirenti dovranno accertare se per “vestiti” si intendano davvero gli abiti, oppure se non sia un linguaggio in codice usato al telefono per parlare di soldi.

Poi è la volta di Iris Berardi, la ragazza di origine brasiliana, ma residente a Forlì, prima di trasferirsi a Milano e finire nella scuderia di Lele Mora e Arcore. Anche ”quelle di Roma hanno detto cavolo noi pensavamo che voi di Milano eravate più unite rispetto a noi ma invece voi non siete unite per un c…”. Così Iris che avrebbe partecipato alle feste nelle residenze del premier anche quando era minorenne, in una telefonata del 9 gennaio scorso, agli atti della richiesta di processo per Silvio Berlusconi, descrive la rivalità che serpeggia tra le ospiti alle serate di Arcore.

“Si ammazzerebbero tra di loro”, spiega Iris al telefono con Aris Espinosa, in una intercettazione. La giovane modella, stando agli accertamenti degli investigatori, sarebbe stata presente ad una festa a Villa San Martino il 13 dicembre 2009, quando non aveva ancora 18 anni, e, nel novembre dello stesso anno, anche a Villa Certosa.

Stando alle sue parole, anche “quelle di Roma” si sarebbero accorte delle divisioni interne nel ‘frontè delle ragazze di Arcore. Iris, tra le altre cose, commenta con Aris il comportamento di un’altra ragazza di cui non fa il nome: “Comunque mi sta troppo sui c…. (…) io le ho detto no perchè sai lui fa la ce.. fa 4 sere però in..in.. però magari la prima sera ti ha già fatto un piccolo regalo non pensare che se vai là tre sere… per tre sere ti fa degli altri regali perchè non è così”. E Aris replica: “Ma sai quello che mi da fastidio amò, che mò pretende la casa della Madonna. Oh, ma chi ti credi di essere!”. La Berardi, parlando sempre della ragazza: “No infatti sei l’ultima arrivata devi solo dir grazie che (sei, ndr) tornata li che lui non ti voleva neanche più (…) lui ti può dare anche un milione di euro e a me mi può dare mille euro e allora, mica mi incazzo con te”.

Mentre Diana Gonzales, dominicana di 22 anni, si rallegra: “Io sono stata lì ieri … No … l’altro ieri ed io non ho fatto niente grazie a Dio”.

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e mi ha dato 6000 euro”
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Caso Ruby: Mora, Fede e Minetti sempre più nei guai

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Ruby con il fidanzato Luca Risso durante la trasmissione Kalispera di Alfonso Signorini

Attorno alle feste di Arcore si muoveva la grande macchina del bunga-bunga. Una complessa struttura organizzativa, un grande giro di ragazze (più delle 33 citate espressamente nell’avviso di chiusura indagini della procura di Milano) e soprattutto un considerevole volume d’affari. Dal cilindro senza fondo delle carte depositate dalla procura di Milano al termine dell’inchiesta su Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede emergono nuove intercettazioni, nuove carte bancarie, nuovi documenti. E si arricchiscono di prove le ipotesi dei pm a carico dei tre indagati, accusati di essere i fornitori delle ragazze, di avere “indotto e favorito l’attività di prostituzione” di 32 “giovani donne” (maggiorenni), più la minorenne Karima El Mahroug in arte Ruby, che “compiva atti sessuali con Silvio Berlusconi, dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altre utilità, presso la residenza in Arcore”.

Ora scopriamo che è potrebbe essere indagato per pornografia minorile anche il suo fidanzato e promesso sposo, Luca Risso: per averla fatta esibire, minorenne, nel suo locale di Genova, il “Fellini”. Nello spettacolo, dal titolo “Pepper and chic”, Ruby mimava atti sessuali di vario tipo con uomini e donne. “Esibizione pornografica”, per la procura, che allega le foto estrapolate dalla memoria di un pc sequestrato a gennaio a casa di Risso. Foto che circolavano anche in rete.  Si tratta di immagini esplicite nelle quali la protagonista è visibile e riconoscibile. Poiché Karima, nelle serate del 16 e 22 ottobre al “Fellini”, aveva ancora 17 anni, è quanto basta per contestare a Risso la violazione dell’articolo 600 ter comma primo del codice penale che punisce da 6 a 12 anni “chiunque, utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad esibizioni pornografiche”. La procura di Milano ha aperto un nuovo fascicolo, subito mandato a Genova per competenza territoriale.  La procura del capoluogo ligure fa sapere di non aver iscritto Risso nel registro degli indagati. Il caso, al vaglio del dottor Mario Morisani, è stato affidato al gruppo di magistrati che si occupa di ‘fasce deboli’.

Ma, a proposito di minorenni, anche Minetti e Mora, secondo i nuovi documenti, rischiano grosso. Perché i pm Pietro Forno, Ilda Boccassini e Antonio Sangermano esibiscono un’analisi del traffico telefonico tra i due e Iris Berardi, la ragazza brasiliana residente a Forlì che i 18 anni li ha compiuti soltanto il 29 dicembre 2009. Scoprono che “non risultano, nel periodo antecedente al novembre 2009, diretti contatti tra i cellulari in uso a Berardi Iris con quelli riferibili a Mora Dario, Fede Emilio e Minetti Nicole. Tuttavia “emergono rapporti mediati” della ragazza con i tre presunti “fornitori”. Iris è un’assidua frequentatrice delle serate di Arcore e, ancor prima, delle feste a Villa Certosa, in Sardegna. Il 21 novembre 2009, per esempio, il telefono di Iris risulta localizzato nelle celle di Porto Rotondo in Sardegna, che coprono la zona di Villa Certosa.
Gli “intermediari” per arrivare alla Berardi sono, per Lele Mora, un telefono intestato alla società Pinko Pallino srl, con sede legale a Milano in viale Monza (dove Mora abita e opera). Il “tramite” per Minetti è invece un’utenza telefonica intestata a Claudio La Commara, “nato a Torino il 13/07/1975, con pregiudizi di polizia per esercizio abusivo di attività di gioco d’azzardo o di scommessa, denunciato dalla Questura di Torino il 27/1/2003”.

New entry tra le “arcorine”, Aida Yespica, che pure i pm non iscrivono tra le assidue. Almeno una volta, però, il suo telefono risulta agganciato alla cella di Arcore: durante una notte in cui c’è anche Ruby, quella tra il 24 e il 25 aprile 2010.

La macchina del bunga-bunga si nutre di soldi. Ma forse non solo il bunga-bunga. Berlusconi preleva dai suoi conti una gran mole di denaro in contanti, anche nelle settimane in cui è impegnato a riconquistare, uomo dopo uomo, la maggioranza in Parlamento. Preleva 13 milioni di euro. Di solito stacca assegni da 30 mila euro, come l’11, il 21 gennaio e l’11 febbraio, il 12 maggio 2010. Il 16 febbraio c’è un assegno da 7 mila euro e il 24 febbraio un altro da 30 mila euro. Sono giorni in cui Ruby va ad Arcore. Si trova ad Arcore anche quando dal suo conto al Monte dei Paschi di Siena vengono emessi assegni di 350 mila euro, il 23 aprile, e di 330 mila, il 26 aprile. Tutti assegni firmati da Berlusconi e incassati da Giuseppe Spinelli, il cassiere del premier. Gli assegni più cospicui sono del 21 e 22 dicembre 2010 (350 mila euro) e del 23 dicembre (257 mila).

La procura compie accertamenti anche su un conto corrente della Bcc-Romagna Occidentale cointestato ad Antonio Berardi e a Beatrice Borghi e su un deposito intestato a Borghi presso la Cassa di Risparemio di Forlì, la città dove risiede la seconda minorenne di Arcore, Iris Berardi. Sulla ragazza italo-brasiliana la polizia giudiziaria chiede notizie anche alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna, su un suo conto che risulta “tuttora in essere”.

Nelle nuove intercettazioni depositate l’arcorina Barbara Faggioli avvisa la madre della tempesta che sta arrivando:

Barbara Faggioli: e non ne posso parlare, però usciranno probabilmente delle cose sui giornali, perché sta già iniziando ad uscire qualcosa, dichiarazioni di una tipa, ovviamente non credere a nulla, però mi sputtaneranno a vita
Madre di Barbara: perché?
BF: eh, perché è sul presidente
MB: ma chi è che dice queste cose?
BF: ma ‘na mo, una puttana, ma dai una che dice chee… a me e alla Nicole, è uscita con me e la Nicole, che c’ha visto da Armani, che siamo andate insieme io, lei, la Mara Carfagna (…) ha lasciato queste robe pesanti, ma penso perchè l’abbiano pagata questi pm di sinistra, siccomee… ma non so perché ha fatto il nome mio e di Nicole, forse perché si ricordava il mio, far… e di Nicole o forse perché era spinta da altri
MB: va bè, ma queste cose devono finire, è uno schifo! Ma si (inc. le voci si sovrappongono)
BF: si, no, ma robe schifose, no ma poi spogliarelli integrali, io che so stata a letto con lui, ma no ma delle robe veramente che io non posso più uscire di casa eh, se escono
MB: ma robe da matti!
BF: infatti non ne parlare con nessuno, ma non te ne ho parlato al telefono, anche perché comunque, però ormai tanto figurati, non è niente verò però… comunque sia la mia immagine è a puttane. Oggi gli ho portato delle foto che mi san procurata di questa qua, aspetta che c’è la polizia e sono in macchina… solo che non mi ha ricevuto, allora le ho lasciate all’avvocato lì e sto tornando adesso da Arcore, delle foto che ho trovato di lei che faceva gli spogliarelli in discoteca, che se la faceva mettere in culo in discoteca (parla di Ruby) …
MB: mh… ma che disgraziata, ma chi bo? Ma tu la puoi denunciare, no? Per diffamazione

Ma chi sono le ragazze del bunga-bunga? Come parlano tra di loro? Per farsi un’idea basta leggere alcuni passaggi degli “accertamenti sul BlackBerry di Visan Ioana, riportati dal quotidiano La Repubblica. All’interno della memory card del telefonino, la polizia postale le scopre i messaggi audio. Le destinatarie sono Barbara Guerra (chiamata dalla Visan “Kitty”), Barbara Faggioli (chiamata dalla Visan “Barby”), Aris Espinosa e altre non meglio identificate”.

Primo file: “Allora, Barbara, Anna…. che c. di troie siete (ride). Neanche lo sapete fare, mica come me (ridendo) che sono un puttanone di strada”.

Secondo file audio: “Raga, questa è per voi (musica in sottofondo), vi piace? Aris, sono puttana dentro, non c’è niente da fare, capito? É che mi vien da dentro, non ce la faccio”.

Terzo file: “E io son già nella vasca senti un po’, ciaf, ciaf, ciaf, ciaf, amò questa è per te: (canticchiando dice) zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, amò, le ricordi quelle belle notti (ride)? Ciao zoccolaaaa, anch’io sono zoccola, io forse un po’ di più”.

Il disappunto dell’ambasciata egiziana - Il Corriere della Sera racconta i retroscena legati alla bugia di Berlusconi che, la notte tra il 27 e 28 maggio, chiama in Questura per far rilasciare la marocchina Ruby spacciandola per “nipote del presidente egiziano Mubarak”. Quali sentimenti suscitò nell’ambiente diplomatico egiziano a Roma questa notizia? “Fastidio e disappunto”. A confermarlo alla Procura di Milano è Hatem Abdelkader, capo ufficio stampa a Roma dell’Ambasciata d’Egitto in Italia. Il funzionario della missione diplomatica spiega che «sull’argomento non sono state inoltrate altre comunicazioni» successive e diverse dal messaggio protocollato con il numero 87/2010 e datato 28 ottobre 2010 (giorno dello scoop de Il Fatto Quotidiano che inaugura il Rubygate”): messaggio nel quale «l’Ambasciata voleva esprimere il proprio profondo rammarico per il fatto che” nella vicenda fosse stato “inserito il nome del Presidente della Repubblica Araba d’Egitto Mohamed Hosni Mubarak“, accostato a “una notizia da respingere e senza alcun fondamento di verità”.

La circostanza, racconta sempre Il Corriere, ha anche un altro rilievo per il processo. Si sa che nelle indagini difensive, Berlusconi chiama un interprete, il ministro degli Esteri Frattini e altri membri del governo come testimoni di un incontro romano con Mubarak risalente a una settimana prima della telefonata in Questura. In quell’incontro, Berlusconi chiede davvero al presidente egiziano se Ruby sia una sua parente (anche se poi gli stessi testimoni assunti dalle indagini difensive ammettono che Mubarak non capisce a cosa si stia riferendo Berlusconi e, inoltre, che si crea confusione con un’altra Ruby, famosa in Egitto come cantante. Alla fine è lo stesso Berlusconi chiuse l’argomento con un “allora vedremo di informarci meglio”). Ma quello che più pesa per il giudice Cristina Di Censo nel rinviare a giudizio Berlusconi per l’accusa di concussione dei poliziotti milanesi è l’illogicità del fatto che il presidente del Consiglio, pur assumendo di aver telefonato quella notte in Questura mosso solo dallo scrupolo istituzionale di scongiurare una crisi diplomatica tra Italia e Egitto, non sembrasse aver preso alcun contatto con le autorità diplomatiche egiziane in Italia, ma avesse mandato di corsa a prelevare la minorenne il consigliere regionale pdl Nicole Minetti dicendole “vai tu che sei incensurata e ti presenti bene”. Da questo punto di vista, la comunicazione dell’Ambasciata egiziana a Roma chiude ora l’argomento, conferma che mai i diplomatici di Mubarak furono allertati, e accresce la debolezza dell'”alibi” di Berlusconi.

Da Il Fatto Quotidiano del 18 marzo 2011 (aggiornato da redazioneweb alle ore 16.51)

L’avvocato Asa Peronace, per conto del signor Claudio La Commare, ci chiede di smentire che lo stesso La Commare sia un “pregiudicato”. Pubblichiamo qui di seguito quanto ha costituito oggetto di smentita con relativo commento pubblicato sul Fatto Quotidiano in relazione allo stesso articolo

In relazione alla notizia pubblicata dal Vostro giornale il 18.03 u.s. concernente una mia condizione di “pregiudicato”, vi chiedo di rettificare tale gravissima e diffamante espressione da voi utilizzata. A tal fine vi faccio presente di essere incensurato e quindi di non aver mai subito alcuna condanna penale.
Claudio La Commara

Nessuno ha scritto che il Sig. La Commara sia un “pregiudicato”. Quanto scritto su di lui, tra virgolette, è contenuto in un atto dello SCO depositato insieme ad altri atti, ai sensi dell’art. 415 bis C.P.P. dalla Procura della Repubblica di Milano nel procedimento n. 5657/11/21
G.B. A. M.

LA PRECISAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO

Con riferimento alla notizia, ricavata dal rapporto di polizia giudiziaria del 17 febbraio 2011, relativa all’esistenza di ‘pregiudizi di polizia per esercizio abusivo di attività di gioco  d’azzardo o di scommessa’, a carico del signor Claudio La Commara, precisiamo che lo stesso, pure denunciato il 27 gennaio 2003, è stato assolto dal reato contestatogli dal Tribunale penale di Torino, in data 5 ottobre 2007, perché il fatto non sussiste, sentenza passato in giudicato il 20 novembre 2007”.

Aggiornato dalla redazione web il 3 dicembre 2014

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sempre più nei guai
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Caso Ruby, spuntano le foto con le ragazze del bunga bunga a casa del Cavaliere

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Marystell Garcia Polanco, una delle Papi Girls

Una Marystelle Polanco disinvolta e sorridente si apre la gonna in una stanza di Arcore. Cinque ragazze in bikini ballano su un palchetto a Villa Certosa. Sono due delle immagini scattate dalle ragazze del bunga bunga nelle residenze di Silvio Berlusconi agli atti dell’inchiesta sul caso Ruby. Le foto ci sono, quindi. E danno un’idea di quello che erano quei festini che il premier continua a definire “cene eleganti”.

Tra le immagini pubblicate oggi da Repubblica, c’è anche una fotografia della Polanco insieme a Elena Morali all’interno di villa San Martino. E poi Elisa Toti al rientro da un soggiorno a Villa Certosa: sorride seduta sul sedile di un aereo privato. 32 anni, modella di buona famiglia, è lei che il 9 gennaio scorso confida alla madre che il Cavaliere, “quando ci siamo noi, fa le quattro tutte le notti, non dorme, sta tutta la notte con noi, una e un’altra”. La foto delle cinque ragazze in bikini è stata fatta con il cellulare della Toti. Così come altri due scatti che i tecnici informatici hanno recuperato nel suo portatile, nonostante lei li avesse già cancellati: due immagini del 7 gennaio 2009 a Villa Certosa con gruppi di ragazze, vestite di nero, che ballano.

E non ci sono solo fotografie nei telefonini delle ospiti di Berlusconi. Da quello di Imma, una delle gemelline De Vivo, spuntano due filmati. In uno, della durata di un secondo, “viene ripreso un atto sessuale completo, risultando impossibile identificare i soggetti interessati”, scrivono gli investigatori. Il secondo video, di cinque secondi, mostra una scena a carattere sessuale in cui si vede il volto della De Vivo e un uomo “non meglio identificato”. Non è chiaro se questi filati siano stati ripresi ad Arcore, ma “questa traccia video segna un punto cruciale – scrive Repubblica -. C’è la possibilità che davvero qualcuno abbia fatto filmati ad Arcore”.

Delle loro visite a casa del premier le ragazze parlavano spesso al telefono. Dalle intercettazioni vengono fuori gelosie, invidie. Il desiderio di partecipare a trasmissioni televisive. Il bisogno di essere tranquillizzate. Ecco cosa dice Lele Mora alla ex meteorina Barbara Guerra, che vuole partecipare all’Isola dei Famosi: “Ho parlato sia con Marano (ex presidente di Rai 2), perché stamattina mi ha chiamato anche Antonio e poi lui. Martedì vado giù, magari ti porto anche con me”.

Le ragazze del bunga bunga desiderano diventare star della tv. E poi ricevere dal premier soldi. Regali. Il Cavaliere le accontenta. Con le buste che dentro hanno fino a 20mila euro in contanti. Con le 100 collane costate 240mila euro. Con i bonifici che sul conto corrente di Berlusconi arrivano a 562mila euro. E con automobili. Sinora si sapeva di 13 vetture che sembrano essere costate 280mila euro. Adesso, secondo il Corriere della Sera, un rapporto della polizia giudiziaria depositato agli atti dell’indagine riguarda gli accertamenti su altre otto auto, per un valore di 160mila euro. Due sono di sicuro regali del Cavaliere, perché pagate con bonifici fatti nel 2008 dal suo conto: uno da 24mila euro per comprare una Mini Mini a una ragazza russa di nome Raissa e uno da 37mila per un’altra Mini Mini che va all’ucraina Marianna. Poi ci sono due Mercedes 180, una Mercedes classe A, una Toyota IQ, una Renault Megan e una Nissan Micra. Tutte pagate in contanti, per un totale di 100mila euro.

Intanto oggi è stato iscritto nel registro degli indagati il nome di Luca Risso, compagno Ruby e proprietario del locale notturno genovese ‘Fellini’ dove la ragazza si è esibita ancora minorenne in spettacolini hard. Pornografia minorile è il reato rubricato dalla procura di Genova nel fascicolo stralcio dell’indagine milanese su Nicole Minetti, Lele Mora e Emilio Fede. Il filone d’inchiesta riguarda due spettacoli organizzati al ‘Fellini’ che vedono protagonista una Ruby ancora minorenne.

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del bunga bunga a casa del Cavaliere
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Esposto in procura: “A Villa La Certosa il ‘Tempio di Salomone’ e animali esotici”

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Uno dei celebri scatti di Antonello Zappadu a Villa La Certosa

Un esposto denuncia, corredato da decine di foto, è stato presentato questa mattina alla Procura presso il tribunale di Tempio Pausania dal fotoreporter Antonello Zappadu, accompagnato dal suo legale Angelo Merlini. Nella denuncia, suffragata da testimonianze fotografiche, vengono configurate le ipotesi di rilevanti abusi edilizi e il reato di importazione di animali esotici, probabilmente mai regolarmente denunciati. Secondo quanto affermato dall’avvocato Merlini si tratta di un corredo fotografico selezionato tra circa 700 immagini riguardanti alcuni interni di un immobile presuntamente edificato nel parco di Villa Certosa con sale di riunione, spazi di ritrovo e di relax, camere da letto, arredi, quadri, statue in bronzo, altre sequenze riguardanti il famoso tunnel sottomarino con un fondale subacqueo composto da un mosaico raffigurante il dio Nettuno.

Le foto non sono state scattate direttamente dal famoso fotografo sardo, ma ricevute in 54 spedizioni via email nel 2009 da un anonimo mittente quando Zappadu risiedeva in Colombia.  Presumibilmente gli scatti daterebbero gli anni tra il 2008 ed il 2009. Da quel che è dato sapere, tra le immagini consegnate alla Procura di Tempio, sarebbero di sicura rilevanza “giuridica” quelle che riprendono il sempre ipotizzato e mai certificato “Tempio di Salomone” ed altre esterne che  ritraggono la passeggiata di tre grandi testuggini esotiche su cui si richiede un accertamento in ordine alla regolare importazione in Italia.

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il ‘Tempio di Salomone’ e animali esotici”
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Berlusconi, nuove foto di Zappadu svelano la simbologia erotico-massonica di villa Certosa

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Uno degli scatti di Zappadu a Villa La Certosa pubblicati da El Pais nel giugno del 2009

Primo scatto: una sorta di gazebo a pianta ottagonale sormontato da una sfera. Secondo scatto: quaranta sedie antropomorfe allineate  su due file parallele in un giardino. Terzo scatto: le stesse sedie, con i loro schienali a forma di corpo umano stilizzato, poste intorno a un tavolo circolare in mezzo al quale si scorgono altre sedie dello stesso tipo che cicondano a loro volta un pozzo ricoperto di mosaici. Il tutto in un ambiente chiuso, forse un sotterraneo, con mura come sorrette da colonne. Quarto scatto: dodici ampolle con misteriose scritte latineggianti appoggiate su una serie  di nicchie. E poi ancora tante altre foto che sembrano raccontare i segreti (erotici e iniziatici) di villa La Certosa, il buen retiro sardo dove il premier, Silvio Berlusconi, si è rifugiato senza dire una parola anche lo scorso fine settimana, mentre in Italia e in tutta Europa cominciava a spirare forte il vento della crisi delle borse. Ambienti da sogno, o da incubo. Una sorta di via di mezzo tra un club per scambisti (si vedono pure un letto, un divano a forma di bocca e una grande vasca per idromassaggi di gruppo), e un tempio pagano.

Eccole le immagini che venerdì 8 luglio il fotoreporter Antonello Zappadu ha presentato alla procura di Tempio Pausania per denunciare quello che a suo avviso è un nuovo, presunto, abuso edilizio nella residenza del premier in Costa Smeralda. Foto che ilfattoquotidiano.it ha potuto in parte esaminare: una quarantina di scatti, selezionati tra gli 800 che Zappadu sostiene di aver ricevuto in forma anonima all’indirizzo elettronico della “Ecoprensa” di Bogotà, l’agenzia fotografica di cui è socio, tra  il 2008 e il 2009.  Fotogrammi che riprendono l’ormai celebre orto botanico, ma che soprattutto mostrano gli interni di un immobile sottostante dai dettagli sconcertanti.

Una sorta di bunker ricco di elementi architettonici che fanno tornare alla memoria la grande passione di Berlusconi per la simbologia o meglio, per la massoneria. Una passione nata negli anni Settanta, quando il futuro premier si iscrive alla Loggia P2 con la tessera n° 1816  e viene iniziato, stando ai racconti del Venerabile Maestro, Licio Gelli, “con la cerimonia della spada”.

Ma andiamo con ordine. Cosa si vede esattamente nelle fotografie esaminate dal fattoquotidiano.it (ve ne sono altre che a detta di Zappadu raffigurando il tunnel sotterraneo che porta al mare e una serie di animali esotici, ndr)? Innanzitutto una voragine nel terreno del parco accanto al campo da calcio. Poi tre immagini che mostrano un grande gazebo a pianta ottagonale collocato esattamente al centro dell’orto botanico, un giardino la cui pianta, ha scritto l’Espresso, ricalca esattamente quella del mitico Tempio di Re Salomone. Ma ecco che in una delle foto, un cerchio rosso evidenzia l’esistenza di un buco, evidentemente la voragine vista in precedenza, ma questa volta dall’alto. E cosa contiene questo buco? La risposta, secondo l’esposto presentato ai pm da Zappadu, è nella serie di immagini seguenti.

Sono scatti di interni, presumibilmente di un unico immobile suddiviso in più spazi in cui la stanza principale, sottostante al gazebo (o tempio?), presenta la stessa pianta. Il soffitto che riproduce la volta celeste (ma che può cambiare colore diventando rosa o amaranto) è retto da otto colonne distanziate tra loro da pareti in cui trovano spazio dodici nicchie. E’ ancora un’altra foto a mostrare cosa riempe le nicchie: dodici ampolle grandi affiancate ognuna da due bottiglie più piccole per un totale di 26 “anfore”. Sopra a ognuna, una scritta indicante il contenuto: “Ilior albor”, “Alter semper”, “Ribomia”, “Lini Seminu” e altre parole non facilmente  leggibili.

Ma le sorprese non finiscono qui. Perché le quaranta sedie antropomorfe (sembrano sagome umane in legno), che vediamo prima in una foto esterna del giardino in fila parallela, vengono mostrate in un altro scatto all’interno del tempio intorno a un tavolo circolare. E al centro, come in un sistema di cerchi concentrici, un pozzo ornato con un mosaico color oro e azzurro acceso.

Insomma, le foto mostrano un ambiente bizzarro, ricco di elementi simbolici, legati all’antica passione del premier  per l’occulto e il simbolismo. Una passione mai del tutto abbandonata. Basti pensare i vertici del Biscione per anni sono stati soliti ritrovarsi assieme a Berlusconi per delle letture in comune de “L’Elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam, il teologo e umanista olandese considerato tra i firmatari della Carta di Colonia del 1535, un discusso manoscritto che testimonierebbe l’esistenza della massoneria fin dal xv secolo.

Le foto paiono confermare  quello che numerosi osservatori hanno sempre sempre su Villa La Certosa, ossia che Berlusconi – e con lui l’architetto Gianni Gamondi - abbiano sin dall’inizio concepito la residenza sarda come un luogo iniziatico. Anche se i simboli appaiono mescolati alla rinfusa e ben oltre il limite del kitsch.

La prova evidente di questa mescolanza tra sacro e profano sta in un altro gruppo di foto che ilfattoquotidiano.it ha potuto vedere. Foto da cui emerge una profonda attenzione per l’elemento erotico, per il doppiosenso a sfondo sessuale. Perché le colonne, la volta celeste, le sedie e le ampolle possono far pensare alla volontà del costruttore di edificare una sorta di Tempio. Ma i colori (rosa shocking, azzurro elettrico, giallo-oro), i tubi fluorescenti che ornano il pavimento come a  voler accompagnare l’avventore in un ipotetico percorso, ma soprattutto il divano a forma di labbra con davanti la proiezione di un rettangolo luminoso azzurro elettrico (non quello disegnato da Salvador Dalì in onore della bocca carnosa di Mae West, formosa pin-up degli anni Trenta, celebre per le sue curve), il grande letto matrimoniale fucsia sormontato da quindici cuscini di varie dimensioni e colori e la piscina mosaicata con sirenetta disegnata sul fondo, richiamano alla mente una della tante suite a tema di quel motel nel pavese, a pochi chilometri dalla A1, dove le stanze hanno nomi esotici ed evocativi – ‘Amazzonia’, ‘Antigua’, ‘Costa Careyes’, ma anche ‘Alcova’, ‘Notte araba’, ‘Cupido’ – e la prenotazione avviene a ore. O, il privè di una discoteca brianzola.

A villa La Certosa, del resto, il ricchissimo presidente del Consiglio non si è fatto mancare niente. Finora chi aveva visitato il suo buon retiro aveva parlato di una serie di opere degne di un sultano arabo talmente numerose da essere quasi impossibili da elencare. In villa, per esempio, ci sono una grande piscina a forma di palma con acqua di mare circondata dalla collezione di cactus e di piante grasse;  un lago artificiale con tanto di isoletta al centro;  un’Agorà, ossia il polo architettonico dove attorno al pozzo di pietra, a raggiera, si slanciano dodici dolmen; una collinetta artificiale (detta “dei pensieri”) con gli ulivi secolari finita nel mirino della magistratura nel 2006; un parco di 600 mila metri quadrati con un teatro finto greco-romano per le esibizioni di Apicella; una statua in simil bronzo che raffigura un cavallo con il volto di donna proteso verso il cielo; un finto vulcano in grado di eruttare. Più otto pezzi di meteorite tratti da un esemplare più grande caduto in India nel 2003 e che ora, nella loro nuova forma, costituiscono il fulcro di quella che Berlusconi chiama la “Piazza dell’altro mondo”, dove i megaliti venuti dallo spazio svettano al centro di uno spiazzo circolare uno accanto all’altro, con forme che possono sembrare falliche, ma che in realtà dovrebbbero richiamare le cosiddette ‘uova cosmiche’.

Adesso però la dimora sarda del Cavaliere, equiparta per legge alle residenze di Stato e per questo protetta (a spese dei contribuenti) da frotte di carabinieri, si arrichisce dei sotterranei del  “Tempio di Salomone”.

Insomma, dopo 30 anni, Silvio Berlusconi, nel frattempo diventato presidente del Consiglio, non ha dimenticato l’antico amore per l’esoterismo. E nelle sue abitazioni, da Villa San Martino ad Arcore (sede del celeberrimo mausoleo disegnato dallo scultore Piero Cascella) a Villa La Certosa in Sardegna, continua a contornarsi di triangoli, sfere e piramidi, e poi ancora compassi e squadre, tradizionali simboli massonici. Ma anche di elementi molto poco mistici e tanto “Bunga bunga”. Perché attorno al tavolo circolare, seduti su quelle sedie antropomorfe, più che i “Liberi muratori”, è più facile immaginare le ospiti delle “cene eleganti”. Magari impegnate nell’ormai celebre rito del bacio alla statua di Priapo.

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CdM a Ferragosto? Neanche il Duce…

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Una volta, a restare a Roma il giorno di Ferragosto era solo il ministro dell’Interno. Che, di prammatica, faceva il giro delle caserme per mostrare al resto del Paese che tutto era sotto controllo e che la cittadinanza poteva tranquillamente godersi le vacanze; il governo c’era. L’altra sera, a villa Certosa, a Silvio Berlusconi è balenata l’idea di far vedere che davvero il governo c’è e lotta per portare l’Italia fuori dalla crisi. Ma soprattutto che  c’è lui, vigile sul campo, immagine di un leader capace di qualsiasi sacrificio per il bene di tutti; avanti con una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri a Ferragosto, ha pensato.

Anche qui, la memoria corre alla stanza del Mappamondo di palazzo Venezia a Roma, per di più a cinquanta metri dall’attuale residenza di Berlusconi (Palazzo Grazioli), dove il Duce faceva sempre tenere la luce accesa così il popolo avrebbe creduto che lui era sempre al lavoro. Invece, casomai stava con la Petacci, solo due piani più sotto. La storia, come dice il vecchio adagio, si ripete sempre due volte, la prima in tragedia, la seconda in farsa. Stavolta, però, si supererebbe il livello del grottesco se, come si dice, il Cavaliere convocasse davvero il Consiglio dei Ministri per il giorno di Ferragosto solo per far vedere che il governo lavora e lui, soprattutto, pensa solo al Paese.

Le cronache di questi giorni, infatti, hanno chiarito al di là di ogni incertezza, che per varare quelle cosiddette misure straordinarie in più che ci avrebbe chiesto direttamente la Bce (via Draghi e Trichet) ci vuole qualcosa di più robusto rispetto ad un semplice decreto scritto sull’onda dell’emozione delle montagne russe della Borsa di Milano. La Ragioneria dello Stato, ma anche i tecnici di via XX Settembre, hanno spiegato con dovizia di particolari che eventuali nuove misure sarebbero da armonizzare con quelle già previste dalla manovra approvata in fretta e furia a luglio. E che, insomma, non si può certo prevedere con uno schiocco di dita l’idea di mettere all’incanto quel che resta del patrimonio dello Stato, sia sotto il profilo immobiliare che sotto forma di azioni delle grandi aziende italiane interamente a partecipazione statale; sono cose che vanno studiate, ci vuole tempo, anche lavorando d’agosto sono necessarie almeno due settimane per fare bene i conti.

Allora, a che servirebbe un Consiglio dei Ministri a Ferragosto se non c’è nulla da approvare in fretta se non a mostrare, per pura propaganda, un governo che presidia il ciglio del baratro per evitare che tutto il Paese ci caschi dentro? In verità, se proprio volesse fare bella figura, il Cavaliere un’arma ce l’avrebbe, tale anche da giustificare una riunione sotto il solleone agostano: la patrimoniale. Ovvero; l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie, ad esclusione dei Bot. Anche di questo si è parlato a villa Certosa. Si tratterebbe di far passare l’attuale percentuale del 12,5% al 20%. Ne uscirebbero circa due miliardi di euro l’anno, un lavoro facile facile, pulito, da portare a termine con un colpo solo, attraverso un decreto.

Perchè non farlo?
Perchè Berlusconi, ovviamente, non vuole. Far scattare la patrimoniale significherebbe erodere, in modo quasi definitivo, lo zoccolo duro dell’elettorato pidiellino, ma anche legista. E se, insomma, Silvio non ne vuol sentir parlare, neppure Bossi e Maroni appaiono entusiasti, loro che hanno fatto pressioni fantastiche su Tremonti per convincerlo a far diminuire la pressione di Equitalia sugli agricoltori e gli allevatori padani, spesso impossibilitati (come molti cittadini normali) a pagare le tasse per mancanza di liquidità. Però, in questo caso, si tratterebbe di togliere ai ricchi, a quelli veri, a quelli che hanno oltre 100 mila euro investiti in titoli, e in Italia ce ne sono, solo che il Cavaliere (che, in fondo, è uno di loro) si guarda bene dall’inimicarsi quel che resta del suo elettorato.

Quindi, avanti solo con la propaganda, con l’idea di un Consiglio dei Ministri a Ferragosto senza aver nulla da decidere o da varare, solo per far vedere che il governo – ma soprattutto Lui – c’è. Almeno il Duce aveva più classe, lasciava solo discretamente la luce accesa…

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Sequestro “preventivo” per le foto di B. in dolce compagnia nel giorno dei referendum

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I carabinieri si sono presentati nella redazione romana dell’Espresso per eseguire un “sequestro preventivo” delle foto di Villa Certosa scattate dal reporter Antonello Zappadu. Si tratta delle immagini pubblicate nel servizio di copertina lo scorso 17 giugno, in cui si vede Silvio Berlusconi che intrattiene due ragazze in un padiglione della sua tenuta di Porto Rotondo. Le foto erano state scattate domenica 12 giugno, il giorno in cui gli italiani andarono a votare i referendum sull’acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento, che raggiunsero il quorum sconfessando la linea del governo. Da qui il titolo di copertina dell’Espresso:  “Tu quorum, io Papi”.

L’ordine di sequestro è stato emesso dal tribunale di Tempio Pausania dopo la denuncia presentata dal presidente del Consiglio. “Sorprende l’adozione della formula giuridica del sequestro preventivo, un provvedimento molto grave perché limita la libertà di stampa”, si legge in una nota del settimanale, “nei confronti di fotografie già pubblicate: come se ci fosse il timore che le immagini potessero contenere altri elementi fastidiosi per la privacy del premier. Un’iniziativa legale che rappresenta comunque una forma di intimidazione nei confronti di nuove pubblicazioni”.

Ma nell’era del web è difficile far sparire delle fotografie. Il materiale sequestrato è infatti tuttora visibile sul sito del settimanale.

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in dolce compagnia nel giorno dei referendum
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Territorio e bellezza: come siamo caduti in basso!

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La bellezza del territorio è sempre più cosa rara. Le aziende di turismo e soggiorno riempiono ancora i loro depliant di fotografie di bei siti, ma l’impressione è che fatichino sempre di più a trovarli. Due esempi del tutto diversi tra loro.

Di recente mi sono recato in uno splendido, appartato angolo sulle nostre montagne, dove  un limpido torrente crea una cascata. Sui massi alla base è un osceno fiorire di scritte del tipo “Tvb” e disegni di organi maschili. A Torino è stata recuperata una bellissima, intima piazzetta. Nel piccolo giardino pubblico sono state piazzate delle panchine. Sono in cemento, senza schienale. L’impressione è quella di sedersi su di una pietra tombale.

L’ho detto, sono due esempi totalmente difformi ma sintomatici di un degrado del senso della bellezza.

Un tempo tale senso era comune alla popolazione e questo faceva sì che – su una terra già naturalmente dotata di splendidi paesaggi – l’uomo intervenisse con cautela, inserendo le sue opere all’interno dei paesaggi stessi ed arricchendoli ulteriormente. Questo rendeva l’Italia meta di studiosi da tutto il mondo che ne ammiravano il sapiente intrecciarsi, la sapiente armonia fra natura e opere umane.

Oggi buona parte dei bei paesaggi italiani è sconvolta, e spesso mi è venuto da pensare che sì, va bene, questi massacri sono “giustificati” dai fiumi di denaro che stanno dietro alle pesanti modificazioni, che sì, ci sono leggi in Italia che agevolano lo scippo, tutto questo è vero. Ma è altresì indubitabile che si è perso il senso della bellezza. Lo ha perso la gente, lo hanno perso, purtroppo, i politici.

Se quanto meno i nostri amministratori conservassero un minimo di coscienza del bello, forse alcuni scempi potrebbero essere evitati. Invece oggi il senso, il gusto del bello, sono diventati merce rara. Con l’industrializzazione, esso è venuto a mancare sia alla gente, sia a chi la governa. Basti pensare che Benedetto Croce, già nel 1920, tuonava: “Occorre dunque una legge che ponga finalmente un argine alle ingiustificate devastazioni che si van consumando contro le caratteristiche più note e più amate del nostro suolo.” Ed era solo il 1920: pensate la catastrofe che si è abbattuta dopo…

Ed è anche con una perdita totale del senso estetico che si possono spiegare scelte scellerate quali quelle delle grandi pale eoliche su delicati e magnifici crinali, oppure grattacieli vicini ai centri storici o mega porticcioli turistici. Ma non solo.

Guardiamo alle Langhe di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio: con quale faccia tosta si è potuto pensare di candidare le Langhe a patrimonio dell’umanità, quando i fondovalle di queste famose colline sono stati sfregiati da innumerevoli capannoni industriali, magari con una inquietante scritta “Vendesi” appiccicata sopra? Guardiamo alla Sardegna: con quale spudoratezza si è potuta spalmare la costa nord di cemento e poi pure chiamarla Costa Paradiso?

Del resto, che cosa possiamo aspettarci dai nostri amministratori se addirittura il capo del governo – proprio nella sua villa sarda e come il peggiore dei parvenu - ha avuto l’ardire di farsi fare un vulcano, un anfiteatro greco ed una cascata finti?

Mutuando Comencini: “Mio Dio, come siamo caduti in basso!”

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