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Berlusconi, nuove foto di Zappadu svelano la simbologia erotico-massonica di villa Certosa

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Uno degli scatti di Zappadu a Villa La Certosa pubblicati da El Pais nel giugno del 2009

Primo scatto: una sorta di gazebo a pianta ottagonale sormontato da una sfera. Secondo scatto: quaranta sedie antropomorfe allineate  su due file parallele in un giardino. Terzo scatto: le stesse sedie, con i loro schienali a forma di corpo umano stilizzato, poste intorno a un tavolo circolare in mezzo al quale si scorgono altre sedie dello stesso tipo che cicondano a loro volta un pozzo ricoperto di mosaici. Il tutto in un ambiente chiuso, forse un sotterraneo, con mura come sorrette da colonne. Quarto scatto: dodici ampolle con misteriose scritte latineggianti appoggiate su una serie  di nicchie. E poi ancora tante altre foto che sembrano raccontare i segreti (erotici e iniziatici) di villa La Certosa, il buen retiro sardo dove il premier, Silvio Berlusconi, si è rifugiato senza dire una parola anche lo scorso fine settimana, mentre in Italia e in tutta Europa cominciava a spirare forte il vento della crisi delle borse. Ambienti da sogno, o da incubo. Una sorta di via di mezzo tra un club per scambisti (si vedono pure un letto, un divano a forma di bocca e una grande vasca per idromassaggi di gruppo), e un tempio pagano.

Eccole le immagini che venerdì 8 luglio il fotoreporter Antonello Zappadu ha presentato alla procura di Tempio Pausania per denunciare quello che a suo avviso è un nuovo, presunto, abuso edilizio nella residenza del premier in Costa Smeralda. Foto che ilfattoquotidiano.it ha potuto in parte esaminare: una quarantina di scatti, selezionati tra gli 800 che Zappadu sostiene di aver ricevuto in forma anonima all’indirizzo elettronico della “Ecoprensa” di Bogotà, l’agenzia fotografica di cui è socio, tra  il 2008 e il 2009.  Fotogrammi che riprendono l’ormai celebre orto botanico, ma che soprattutto mostrano gli interni di un immobile sottostante dai dettagli sconcertanti.

Una sorta di bunker ricco di elementi architettonici che fanno tornare alla memoria la grande passione di Berlusconi per la simbologia o meglio, per la massoneria. Una passione nata negli anni Settanta, quando il futuro premier si iscrive alla Loggia P2 con la tessera n° 1816  e viene iniziato, stando ai racconti del Venerabile Maestro, Licio Gelli, “con la cerimonia della spada”.

Ma andiamo con ordine. Cosa si vede esattamente nelle fotografie esaminate dal fattoquotidiano.it (ve ne sono altre che a detta di Zappadu raffigurando il tunnel sotterraneo che porta al mare e una serie di animali esotici, ndr)? Innanzitutto una voragine nel terreno del parco accanto al campo da calcio. Poi tre immagini che mostrano un grande gazebo a pianta ottagonale collocato esattamente al centro dell’orto botanico, un giardino la cui pianta, ha scritto l’Espresso, ricalca esattamente quella del mitico Tempio di Re Salomone. Ma ecco che in una delle foto, un cerchio rosso evidenzia l’esistenza di un buco, evidentemente la voragine vista in precedenza, ma questa volta dall’alto. E cosa contiene questo buco? La risposta, secondo l’esposto presentato ai pm da Zappadu, è nella serie di immagini seguenti.

Sono scatti di interni, presumibilmente di un unico immobile suddiviso in più spazi in cui la stanza principale, sottostante al gazebo (o tempio?), presenta la stessa pianta. Il soffitto che riproduce la volta celeste (ma che può cambiare colore diventando rosa o amaranto) è retto da otto colonne distanziate tra loro da pareti in cui trovano spazio dodici nicchie. E’ ancora un’altra foto a mostrare cosa riempe le nicchie: dodici ampolle grandi affiancate ognuna da due bottiglie più piccole per un totale di 26 “anfore”. Sopra a ognuna, una scritta indicante il contenuto: “Ilior albor”, “Alter semper”, “Ribomia”, “Lini Seminu” e altre parole non facilmente  leggibili.

Ma le sorprese non finiscono qui. Perché le quaranta sedie antropomorfe (sembrano sagome umane in legno), che vediamo prima in una foto esterna del giardino in fila parallela, vengono mostrate in un altro scatto all’interno del tempio intorno a un tavolo circolare. E al centro, come in un sistema di cerchi concentrici, un pozzo ornato con un mosaico color oro e azzurro acceso.

Insomma, le foto mostrano un ambiente bizzarro, ricco di elementi simbolici, legati all’antica passione del premier  per l’occulto e il simbolismo. Una passione mai del tutto abbandonata. Basti pensare i vertici del Biscione per anni sono stati soliti ritrovarsi assieme a Berlusconi per delle letture in comune de “L’Elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam, il teologo e umanista olandese considerato tra i firmatari della Carta di Colonia del 1535, un discusso manoscritto che testimonierebbe l’esistenza della massoneria fin dal xv secolo.

Le foto paiono confermare  quello che numerosi osservatori hanno sempre sempre su Villa La Certosa, ossia che Berlusconi – e con lui l’architetto Gianni Gamondi - abbiano sin dall’inizio concepito la residenza sarda come un luogo iniziatico. Anche se i simboli appaiono mescolati alla rinfusa e ben oltre il limite del kitsch.

La prova evidente di questa mescolanza tra sacro e profano sta in un altro gruppo di foto che ilfattoquotidiano.it ha potuto vedere. Foto da cui emerge una profonda attenzione per l’elemento erotico, per il doppiosenso a sfondo sessuale. Perché le colonne, la volta celeste, le sedie e le ampolle possono far pensare alla volontà del costruttore di edificare una sorta di Tempio. Ma i colori (rosa shocking, azzurro elettrico, giallo-oro), i tubi fluorescenti che ornano il pavimento come a  voler accompagnare l’avventore in un ipotetico percorso, ma soprattutto il divano a forma di labbra con davanti la proiezione di un rettangolo luminoso azzurro elettrico (non quello disegnato da Salvador Dalì in onore della bocca carnosa di Mae West, formosa pin-up degli anni Trenta, celebre per le sue curve), il grande letto matrimoniale fucsia sormontato da quindici cuscini di varie dimensioni e colori e la piscina mosaicata con sirenetta disegnata sul fondo, richiamano alla mente una della tante suite a tema di quel motel nel pavese, a pochi chilometri dalla A1, dove le stanze hanno nomi esotici ed evocativi – ‘Amazzonia’, ‘Antigua’, ‘Costa Careyes’, ma anche ‘Alcova’, ‘Notte araba’, ‘Cupido’ – e la prenotazione avviene a ore. O, il privè di una discoteca brianzola.

A villa La Certosa, del resto, il ricchissimo presidente del Consiglio non si è fatto mancare niente. Finora chi aveva visitato il suo buon retiro aveva parlato di una serie di opere degne di un sultano arabo talmente numerose da essere quasi impossibili da elencare. In villa, per esempio, ci sono una grande piscina a forma di palma con acqua di mare circondata dalla collezione di cactus e di piante grasse;  un lago artificiale con tanto di isoletta al centro;  un’Agorà, ossia il polo architettonico dove attorno al pozzo di pietra, a raggiera, si slanciano dodici dolmen; una collinetta artificiale (detta “dei pensieri”) con gli ulivi secolari finita nel mirino della magistratura nel 2006; un parco di 600 mila metri quadrati con un teatro finto greco-romano per le esibizioni di Apicella; una statua in simil bronzo che raffigura un cavallo con il volto di donna proteso verso il cielo; un finto vulcano in grado di eruttare. Più otto pezzi di meteorite tratti da un esemplare più grande caduto in India nel 2003 e che ora, nella loro nuova forma, costituiscono il fulcro di quella che Berlusconi chiama la “Piazza dell’altro mondo”, dove i megaliti venuti dallo spazio svettano al centro di uno spiazzo circolare uno accanto all’altro, con forme che possono sembrare falliche, ma che in realtà dovrebbbero richiamare le cosiddette ‘uova cosmiche’.

Adesso però la dimora sarda del Cavaliere, equiparta per legge alle residenze di Stato e per questo protetta (a spese dei contribuenti) da frotte di carabinieri, si arrichisce dei sotterranei del  “Tempio di Salomone”.

Insomma, dopo 30 anni, Silvio Berlusconi, nel frattempo diventato presidente del Consiglio, non ha dimenticato l’antico amore per l’esoterismo. E nelle sue abitazioni, da Villa San Martino ad Arcore (sede del celeberrimo mausoleo disegnato dallo scultore Piero Cascella) a Villa La Certosa in Sardegna, continua a contornarsi di triangoli, sfere e piramidi, e poi ancora compassi e squadre, tradizionali simboli massonici. Ma anche di elementi molto poco mistici e tanto “Bunga bunga”. Perché attorno al tavolo circolare, seduti su quelle sedie antropomorfe, più che i “Liberi muratori”, è più facile immaginare le ospiti delle “cene eleganti”. Magari impegnate nell’ormai celebre rito del bacio alla statua di Priapo.


CdM a Ferragosto? Neanche il Duce…

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Una volta, a restare a Roma il giorno di Ferragosto era solo il ministro dell’Interno. Che, di prammatica, faceva il giro delle caserme per mostrare al resto del Paese che tutto era sotto controllo e che la cittadinanza poteva tranquillamente godersi le vacanze; il governo c’era. L’altra sera, a villa Certosa, a Silvio Berlusconi è balenata l’idea di far vedere che davvero il governo c’è e lotta per portare l’Italia fuori dalla crisi. Ma soprattutto che  c’è lui, vigile sul campo, immagine di un leader capace di qualsiasi sacrificio per il bene di tutti; avanti con una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri a Ferragosto, ha pensato.

Anche qui, la memoria corre alla stanza del Mappamondo di palazzo Venezia a Roma, per di più a cinquanta metri dall’attuale residenza di Berlusconi (Palazzo Grazioli), dove il Duce faceva sempre tenere la luce accesa così il popolo avrebbe creduto che lui era sempre al lavoro. Invece, casomai stava con la Petacci, solo due piani più sotto. La storia, come dice il vecchio adagio, si ripete sempre due volte, la prima in tragedia, la seconda in farsa. Stavolta, però, si supererebbe il livello del grottesco se, come si dice, il Cavaliere convocasse davvero il Consiglio dei Ministri per il giorno di Ferragosto solo per far vedere che il governo lavora e lui, soprattutto, pensa solo al Paese.

Le cronache di questi giorni, infatti, hanno chiarito al di là di ogni incertezza, che per varare quelle cosiddette misure straordinarie in più che ci avrebbe chiesto direttamente la Bce (via Draghi e Trichet) ci vuole qualcosa di più robusto rispetto ad un semplice decreto scritto sull’onda dell’emozione delle montagne russe della Borsa di Milano. La Ragioneria dello Stato, ma anche i tecnici di via XX Settembre, hanno spiegato con dovizia di particolari che eventuali nuove misure sarebbero da armonizzare con quelle già previste dalla manovra approvata in fretta e furia a luglio. E che, insomma, non si può certo prevedere con uno schiocco di dita l’idea di mettere all’incanto quel che resta del patrimonio dello Stato, sia sotto il profilo immobiliare che sotto forma di azioni delle grandi aziende italiane interamente a partecipazione statale; sono cose che vanno studiate, ci vuole tempo, anche lavorando d’agosto sono necessarie almeno due settimane per fare bene i conti.

Allora, a che servirebbe un Consiglio dei Ministri a Ferragosto se non c’è nulla da approvare in fretta se non a mostrare, per pura propaganda, un governo che presidia il ciglio del baratro per evitare che tutto il Paese ci caschi dentro? In verità, se proprio volesse fare bella figura, il Cavaliere un’arma ce l’avrebbe, tale anche da giustificare una riunione sotto il solleone agostano: la patrimoniale. Ovvero; l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie, ad esclusione dei Bot. Anche di questo si è parlato a villa Certosa. Si tratterebbe di far passare l’attuale percentuale del 12,5% al 20%. Ne uscirebbero circa due miliardi di euro l’anno, un lavoro facile facile, pulito, da portare a termine con un colpo solo, attraverso un decreto.

Perchè non farlo?
Perchè Berlusconi, ovviamente, non vuole. Far scattare la patrimoniale significherebbe erodere, in modo quasi definitivo, lo zoccolo duro dell’elettorato pidiellino, ma anche legista. E se, insomma, Silvio non ne vuol sentir parlare, neppure Bossi e Maroni appaiono entusiasti, loro che hanno fatto pressioni fantastiche su Tremonti per convincerlo a far diminuire la pressione di Equitalia sugli agricoltori e gli allevatori padani, spesso impossibilitati (come molti cittadini normali) a pagare le tasse per mancanza di liquidità. Però, in questo caso, si tratterebbe di togliere ai ricchi, a quelli veri, a quelli che hanno oltre 100 mila euro investiti in titoli, e in Italia ce ne sono, solo che il Cavaliere (che, in fondo, è uno di loro) si guarda bene dall’inimicarsi quel che resta del suo elettorato.

Quindi, avanti solo con la propaganda, con l’idea di un Consiglio dei Ministri a Ferragosto senza aver nulla da decidere o da varare, solo per far vedere che il governo – ma soprattutto Lui – c’è. Almeno il Duce aveva più classe, lasciava solo discretamente la luce accesa…

Sequestro “preventivo” per le foto di B. in dolce compagnia nel giorno dei referendum

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I carabinieri si sono presentati nella redazione romana dell’Espresso per eseguire un “sequestro preventivo” delle foto di Villa Certosa scattate dal reporter Antonello Zappadu. Si tratta delle immagini pubblicate nel servizio di copertina lo scorso 17 giugno, in cui si vede Silvio Berlusconi che intrattiene due ragazze in un padiglione della sua tenuta di Porto Rotondo. Le foto erano state scattate domenica 12 giugno, il giorno in cui gli italiani andarono a votare i referendum sull’acqua, sul nucleare e sul legittimo impedimento, che raggiunsero il quorum sconfessando la linea del governo. Da qui il titolo di copertina dell’Espresso:  ”Tu quorum, io Papi”.

L’ordine di sequestro è stato emesso dal tribunale di Tempio Pausania dopo la denuncia presentata dal presidente del Consiglio. “Sorprende l’adozione della formula giuridica del sequestro preventivo, un provvedimento molto grave perché limita la libertà di stampa”, si legge in una nota del settimanale, “nei confronti di fotografie già pubblicate: come se ci fosse il timore che le immagini potessero contenere altri elementi fastidiosi per la privacy del premier. Un’iniziativa legale che rappresenta comunque una forma di intimidazione nei confronti di nuove pubblicazioni”.

Ma nell’era del web è difficile far sparire delle fotografie. Il materiale sequestrato è infatti tuttora visibile sul sito del settimanale.

Territorio e bellezza: come siamo caduti in basso!

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La bellezza del territorio è sempre più cosa rara. Le aziende di turismo e soggiorno riempiono ancora i loro depliant di fotografie di bei siti, ma l’impressione è che fatichino sempre di più a trovarli. Due esempi del tutto diversi tra loro.

Di recente mi sono recato in uno splendido, appartato angolo sulle nostre montagne, dove  un limpido torrente crea una cascata. Sui massi alla base è un osceno fiorire di scritte del tipo “Tvb” e disegni di organi maschili. A Torino è stata recuperata una bellissima, intima piazzetta. Nel piccolo giardino pubblico sono state piazzate delle panchine. Sono in cemento, senza schienale. L’impressione è quella di sedersi su di una pietra tombale.

L’ho detto, sono due esempi totalmente difformi ma sintomatici di un degrado del senso della bellezza.

Un tempo tale senso era comune alla popolazione e questo faceva sì che – su una terra già naturalmente dotata di splendidi paesaggi – l’uomo intervenisse con cautela, inserendo le sue opere all’interno dei paesaggi stessi ed arricchendoli ulteriormente. Questo rendeva l’Italia meta di studiosi da tutto il mondo che ne ammiravano il sapiente intrecciarsi, la sapiente armonia fra natura e opere umane.

Oggi buona parte dei bei paesaggi italiani è sconvolta, e spesso mi è venuto da pensare che sì, va bene, questi massacri sono “giustificati” dai fiumi di denaro che stanno dietro alle pesanti modificazioni, che sì, ci sono leggi in Italia che agevolano lo scippo, tutto questo è vero. Ma è altresì indubitabile che si è perso il senso della bellezza. Lo ha perso la gente, lo hanno perso, purtroppo, i politici.

Se quanto meno i nostri amministratori conservassero un minimo di coscienza del bello, forse alcuni scempi potrebbero essere evitati. Invece oggi il senso, il gusto del bello, sono diventati merce rara. Con l’industrializzazione, esso è venuto a mancare sia alla gente, sia a chi la governa. Basti pensare che Benedetto Croce, già nel 1920, tuonava: “Occorre dunque una legge che ponga finalmente un argine alle ingiustificate devastazioni che si van consumando contro le caratteristiche più note e più amate del nostro suolo.” Ed era solo il 1920: pensate la catastrofe che si è abbattuta dopo…

Ed è anche con una perdita totale del senso estetico che si possono spiegare scelte scellerate quali quelle delle grandi pale eoliche su delicati e magnifici crinali, oppure grattacieli vicini ai centri storici o mega porticcioli turistici. Ma non solo.

Guardiamo alle Langhe di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio: con quale faccia tosta si è potuto pensare di candidare le Langhe a patrimonio dell’umanità, quando i fondovalle di queste famose colline sono stati sfregiati da innumerevoli capannoni industriali, magari con una inquietante scritta “Vendesi” appiccicata sopra? Guardiamo alla Sardegna: con quale spudoratezza si è potuta spalmare la costa nord di cemento e poi pure chiamarla Costa Paradiso?

Del resto, che cosa possiamo aspettarci dai nostri amministratori se addirittura il capo del governo – proprio nella sua villa sarda e come il peggiore dei parvenu - ha avuto l’ardire di farsi fare un vulcano, un anfiteatro greco ed una cascata finti?

Mutuando Comencini: “Mio Dio, come siamo caduti in basso!”

Da Berlusconi al Bergamo Sex: per Nadia Macrì futuro hard

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Dopo i festini di Arcore la palermitana, reggiana d’adozione, Nadia Macrì, inaugura oggi la tre giorni del Bergamo Sex, fiera dell’hard che si svolge alla discoteca Bolgia di Osio di Sopra dal 2 al 4 settembre.

Ventisette anni, un neo marcato e settecentesco sopra il labbro, la Macrì sarà ospite d’eccezione presso lo stand Hard Celebrity, web magazine d’informazione dell’eros e dell’hard, assieme a Klarissa Leone. E mentre la collega sembra essere oramai affermata nel firmamento porno con pellicole ambientate nel burbero mondo dell’heavy metal, alla Macrì mancano ancore le stigmate del mestiere. Ma arriveranno, quella è la carriera che l’ex escort avrebbe scelto, corteggiata com’è da produttori e registi del settore.

La sua presenza al Bergamo Sex diventa così un modo per aggiornare il suo curriculum dopo essere entrata di prepotenza nell’affaire villa Certosa, strascinando dietro di sé il terzetto Lele Mora-Emilio Fede-Silvio Berlusconi.

Sesso, cocaina e bunga bunga la ricetta dei dopocena a casa Berlusconi tra il 2009 e il 2010, secondo Macrì che non più di un anno e mezzo fa aveva denunciato il tutto ai magistrati di Palermo, sull’onda della prima tranche dell’inchiesta barese che comprendeva la confessione dell’altra celebre escort Patrizia D’Addario.

Cinquemila euro a sera, più qualche oggettino di Swarovski, per la consumazione di due rapporti sessuali con il presidente del consiglio. Questo aveva dichiarato la ragazza che vive a Reggio Emilia da tempo. Ma le sue parole, e i suoi ricordi subito apparsi confusi e contraddittori l’hanno immediatamente resa una teste non del tutto attendibile.

Così la storia dell’ennesima fanciulla che voleva diventare velina, tronista, conduttrice, cantante/attrice, semplice comparsa di Canale 5, finisce in vacca. O almeno al Bolgia di Bergamo. In attesa che le proprie invitanti curve, dopo la possessione suprema del nanesco satrapo, diventino oggetto di desiderio di tanti allupati fruitori dell’eros.

Già, perché non è ancora dato per certo l’esordio nel porno della Macrì. Semmai, dopo un fulminante e fallimentare tour per discoteche (modello ragazzi del Grande Fratello) siamo di fronte all’ennesimo exploit comunicativo, di vendita della merce più ambita del momento: il corpo femminile.

(d.t.)

Anche due deputate del Pdl organizzavano i festini di Berlusconi

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Non era solo Gianpaolo Tarantini a organizzare le serate del premier: tra le conversazioni intercettate dalla Guardia di Finanza (inchiesta di Bari sulle escort) spuntano i nomi di due deputate del Pdl, che non sono però indagate. Si tratta di Elvira Savino, in Parlamento dal 2008, e di Licia Ronzulli, deputata al Parlamento Europeo.

La prima fece incontrare Tarantini e Berlusconi al suo matrimonio: il premier le faceva da testimone. Alla cerimonia era presente anche l’ex concorrente del Grande Fratello Carolina Marconi, subito notata dal presidente del Consiglio: “A un certo punto è impazzito per Carolina Marconi e ha detto (a Tarantini, ndr) ‘fammi avere il suo numero’”. Dalle intercettazioni, secondo Repubblica, emerge come Tarantini si sia subito messo in moto per mettere in contatto i due: “Presidente, ha detto volentieri. Quando vuole organizziamo una cena. Ma non le posso dare il numero perché sta sempre con il fidanzato. Le do il mio numero e chiami quando vuole”. E’ la Savino poi a fare pressione sulla concorrente del Grande Fratello perché accetti le avance del premier. E, per essere sicura che la trattativa sia andata a buon fine, chiede a Tarantini: “Ci hai parlato (con Carolina Marconi, ndr), vero?”. “Sì, ho parlato con lei e mi ha detto di sì… e mi vedo domani pomeriggio al De Russie alle sette parlo di persona con lei e poi andiamo là”, risponde l’imprenditore barese.

La sistemazione delle ospiti nei bungalow di Villa Certosa spettava invece all’eurodeputata Licia Ronzulli, che organizzava anche gli spostamenti aerei. Il premier al telefono con Tarantini, che a gennaio 2009 voleva portare alcune ragazze in Sardegna dice: “Dovresti accordarti con la dottoressa Ronzulli (…) E’ qui a farmi da segretaria”. La Ronzulli si occupava anche di prenotare i biglietti per lo stadio per il derby Milan-Inter e di assegnare i posti ai tavoli, durante le cene del club rossonero.

Foto villa La Certosa, Berlusconi in aulapoi a fare shopping in Montenapoleone

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Sereno, sorridente, con la battuta pronta. “Avete anche voi l’ufficio qui come me?” ha detto ai giornalisti che lo aspettavano al tribunale di Milano. Silvio Berlusconi stamani si è presentato all’udienza del processo a carico dell’ex direttore di Oggi, Pino Belleri, imputato di ricettazione per le fotografie scattate nel 2007 da Antonello Zappadu, che ritraevano l’ex premier nella sua villa in Sardegna con alcune ragazze.

Il Cavaliere, nei panni di parte lesa, per trenta minuti circa ha spiegato come sia “impossibile fare quelle foto se non si entra nella proprietà”, ribadendo dunque la violazione della privacy che avrebbe subìto. Nella sua testimonianza l’ex presidente del Consiglio ha detto di non aver “dato alcuna autorizzazione. Sapevo che c’erano persone appartenenti al gruppo in visita che stavano facendo delle foto. Non sapevo però che dei fotografi non autorizzati fotografassero da lontano”. Per spiegare che era impossibile scattare quelle immagini da fuori i confini della proprietà Berlusconi si è anche servito di una fotografia aerea dell’area della villa spiegando che l’area in cui lui e i suoi ospiti si trovavano era vicino a un lago e che le foto sono state scattate da un punto su un costone montuoso che fa parte di Villa Certosa. Berlusconi ha anche aggiunto che “i responsabili della manutenzione del giardino hanno dichiarato di aver trovato orme e rami spezzati”. Inoltre, l’ex premier ha spiegato che la villa è un “vero parco delle meraviglie dove chi arriva decide poi molto malvolentieri di andarsene”.

Le foto scatenarono molte polemiche perché ritraevano l’allora premier in compagnia di diverse giovani donne. L’opinione pubblica all’epoca non era a conoscenza delle “serate eleganti” del premier e la lettera in cui l’ex moglie, Veronica Lario, denunciava che il marito si attorniava di minorenni (“vergini che si offrono al drago”) sarebbe arrivata due anni dopo. Eppure oggi, Berlusconi ha negato che in quelle immagini ritraessero qualcosa di scabroso. Secondo l’ex premier, quelle fotografie furono rielaborate ad hoc: quegli scatti erano “normali, è stato il modo in cui sono stati presentati, come harem di Berlusconi, che contravveniva alla realtà”. Ricordando quell’incontro con alcuni ospiti, Berlusconi ha spiegato che “c’erano cinque persone che mi stavano addosso in una foto di gruppo, foto che io faccio sempre”. Inoltre, il Cavaliere ha spiegato: “Sul fatto che io prendessi permano i miei ospiti, dico che è mia abitudine, è il mio modo di comportarmi normale”.

Uscito dal Tribunale di Milano, Berlusconi è andato in via Montenapoleone a fare shopping ed è entrato anche alla Coltelleria Lorenzi. “Quando viene a Milano – ha detto Aldo Lorenzi - e ha un pò di tempo ci viene sempre a trovare, perché siamo un negozio storico”. Berlusconi ha acquistato alcuni oggetti personali e qualche regalo. “L’ho trovato un po’ provato – ha aggiunto Lorenzi – ma è sempre lui, sereno, con il suo aplomb”.

Pubblicò le foto dell’harem di Berlusconi “Quegli scatti fecero tremare l’Italia”

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L'ex direttore di Oggi, Pino Belleri

“Fu il servizio più caro della mia vita. Quanto lo pagai? Tanto, in tutti i sensi. Non voglio fare il martire, ma gli scatti di Zappadu fecero tremare poltrone, consigli di amministrazione e famiglie. Che si ripercuotessero su di me, alla fine, era quasi inevitabile”. Aprile 2007. Santa Pasqua. Villa Certosa. Berlusconi è in compagnia di 5 ragazze. Angela Sozio, Barbara Pedrotti e altre tre di cui non si conoscerà mai l’identità. Prima di Ruby, D’Addario e Noemi Letizia arrivò la copertina di Oggi. Pino Belleri, direttore di allora (adesso consulente Rcs) titolò “L’harem di Berlusconi” e ironizzò sulle bagattelle. Per quei fotogrammi, con l’accusa di violazione della privacy, è a giudizio. Berlusconi ha deposto l’altroieri a Milano. Dell’anatomia del suo scoop: “Il più rilevante degli ultimi 4 decenni, al livello di Lady Diana. I Berlusconi sono stati la famiglia reale degli ultimi 20 anni”, Belleri ricorda tutto. Il prima e il dopo. Il volo e la caduta.

Cosa rimane oggi?
Il tempo rende tutto inutile. Sbiadisce il quadro. Lo relativizza.

Berlusconi si arrabbiò.
Moltissimo. Il materiale incrinò definitivamente un matrimonio già propenso al naufragio e giunse a neanche 2 mesi dalla lettera di sua moglie Veronica Lario a Repubblica. L’animatore del Family day, al centro di una sacra festa cattolica, impegnato a manipolare tette e a frugare tra le cosce non lasciò indifferenti.

Chi le portò le foto?
Zappadu. Saltai sulla sedia. Mi consultai con l’editore e poi decisi di procedere. Berlusconi e Bonaiuti inventarono balle incredibili. Dissero e fecero scrivere che ero il disgraziato direttore di un ‘pornosettimanale’ e a Villa Certosa era in corso solo un raduno di Forza Italia con i fidanzati delle delegate presenti.

Invece?
Se si esclude la sicurezza, non c’era l’ombra di un uomo. E Berlusconi non accompagnava le sue ospiti. Faceva altro. So di cosa parlo. Vidi tutti e 400 gli scatti, anche quelli di cui il garante della privacy, con nordcoreana rapidità, impedì in soli tre giorni la futura pubblicazione.

Subì pressioni.
Ci furono. A livello di direttori della mia azienda e per così dire, trasversali. L’azione fu violenta e io che sono rimasto un provinciale, calcolai male l’impatto. Credevo ne avrebbero parlato tutti. Invece il Corriere quasi nascose la notizia. Repubblica, dopo uno sciopero di due giorni si adeguò e l’unica a riprenderla fu Striscia la Notizia per dire che Berlusconi era un simpatico mandrillo.

Chi c’era a Villa Certosa?
Mai saputo. Se si scoprissero nomi e occupazioni passate e presenti dei partecipanti alla riunione del 2007 si spiegherebbero molte cose. Curiosamente, Berlusconi ha dimenticato i nomi di chi fu ospite della sua dimora.

Berlusconi sostiene che Zappadu potè fotografare dall’interno.
I difensori di Berlusconi usarono il satellite. Fecero un sopralluogo di parte dieci giorni dopo e senza altri testimoni. Parlarono di rami secchi. Lasciamo perdere.

Perché gli altri giornali ignorarono la notizia?
Non lo so. So solo che per sinergia mi precipitai al Corriere a informare il dottor Mieli. Lui convocò caporedattori e vice. Uscii da via Solferino e percorsi 400 metri. Mi chiamò un collega di Oggi. Era preoccupato. ‘Ha chiamato Belpietro. Dice che devi essere impazzito’.

Chi avvertì Belpietro?
Lo ignoro. Così come non sono mai riuscito a capire chi avesse informato Maria Latella che mi aiutò e a cui mi rivolsi per avvertire Veronica Lario della pubblicazione delle foto.

Cosa le disse?
Era alla Scala. ‘Ho già saputo, Pino’. Noi, anche per calcolo, provammo comunque a essere delicati. Il lettorato di Oggi, cattolico e conservatore in gran parte votava Pdl e le foto di B. in estasi, con l’occhio strabuzzante erano già abbastanza volgari. A Mediaset, gli alti dirigenti mi chiamarono per manifestare ‘pena’.

Foto innocenti?
Devastanti. Una volta Corona mi disse che le ragazze del sultano giravano per Milano guidando le Mini. ‘Leggende metropolitane’ pensai. Invece le foto di Villa Certosa mi spalancarono l’orizzonte. Non erano solo la certificazione di una menzogna detta alla moglie e agli italiani. Erano di più. L’harem e il Berlusconi priapico esistevano. Non potevo ancora immaginare il bunga-bunga intorno alla lap dance, le 30 olgettine e il resto. Ma ci saremmo arrivati.

Cosa è stato per noi Berlusconi?
Un po’ Casanova, un po’ D’Annunzio, un po’ Alvaro Vitali. Un pezzo di storia. Un italiano. Ma non ne parli al passato. Non mi stupirei se tramontato il noiosissimo governo Monti, Berlusconi tornasse e rivincesse le elezioni.

Un anno e mezzo dopo lei fu destituito. Fu Villa Certosa a farle perdere il posto?
Non ho elementi per dire che l’avvicendamento fosse consequenziale, ma neanche per sostenere il contrario. So che vendevo 600 mila copie e oggi, nonostante certi rotocalchi Rcs vadano a rotoli, i loro direttori sono solidissimi.

A proposito. Lei tenne nel cassetto le foto di Sircana.
Feci un atto di lealtà verso Rcs che volle acquistare e poi non pubblicare e un gesto di compassione verso suo figlio. Un ragazzino che se avesse visto il padre vicino a un trans, avrebbe avuto seri problemi a scuola.

Tutto qui?
Per Sircana mi hanno impalato. Intervenne anche Cossiga e al presidente, rispondere era impossibile. Una carriera bruciata in 10 secondi. La mia. Nascosi le foto, ma non ero uno scemo e non mi vergogno. Ero e resto un professionista.

Fu un errore?
Sbagliai un rigore, ma questo, me lo concederà, capitava anche a Maradona. Belpietro mi pugnalò e poi disse: ‘Belleri ha agito in nome di interessi superiori’. Dovevano averlo ben relazionato.

Rifarebbe lo stesso?
Oggi lo gestirei diversamente, ricordandomi della regola aurea: ai concorrenti non si lascia niente. Accadde con Zappadu che minacciò: ‘Prendere o lasciare, altrimenti vado all’Espresso‘ e avrebbe dovuto valere anche per Sircana. Indietro, non si può tornare.

da Il Fatto Quotidiano dell’11 dicembre 2011


Villa Certosa, la forestale blocca i lavori per il nuovo frutteto di Berlusconi

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Giardinieri al lavoro nel parco di Villa Certosa, residenza estiva di Silvio Berlusconi, ma i lavori non potranno esser conclusi entro il ponte Pasquale. Ieri gli uomini della Forestale dell’Ispettorato di Tempio Pausania hanno bloccato i lavori per mancanza di due autorizzazioni, una per il movimento terra che avrebbe consentito lo sbancamento in atto, l’altro della tutela del Paesaggio visto che l’area interessata all’intervento è sottoposta a rispetto idrogeologico. Come riportato oggi dal quotidiano La Nuova Sardegna, lo sbancamento sulla collina di Punta Lada, a Porto Rotondo, con il decespugliamento della macchia mediterranea non è passato inosservato e così i forestali di Tempio si sono presentati a Villa Certosa e hanno effettuato un lungo sopralluogo nella parte alta della proprietà dell’ex premier.

Le ruspe e alcuni giardinieri nei giorni scorsi hanno dissodato e preparato quei terreni incolti per l’impianto di un nuovo frutteto. L’area individuata dai tecnici rientra tra quelle sottoposte a vincolo paesaggistico e ambientale, richiesta di disboscamento per circa duemila metri quadrati predisposta e spedita dalla Idra Immobiliare. Tutto in regola, tranne il nulla osta per dare il via libera ai lavori. Una autorizzazione che, allo stato attuale, mancherebbe perchè l’iter burocratico non è ancora stato completato. Da qui la segnalazione al Corpo di Vigilanza ambientale che dopo l’ispezione di ieri ha stilato un verbale finito sul tavolo dei dirigenti degli uffici regionali.

Villa Certosa, nuovi controlli della forestale nella villa di Silvio Berlusconi a Porto Rotondo

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La Guardia forestale ha fatto un nuovo sopralluogo a Villa Certosa, la residenza estiva di Silvio Berlusconi a Porto Rotondo, in Sardegna. Gli agenti hanno comunicato di aver individuato un’altra area del parco di Punta Lada, circa un ettaro, interessata a lavori di pulizia apparentemente regolari, ma sui quali saranno necessarie ulteriore verifiche per capire se gli interventi effettuati avessero bisogno di autorizzazioni.

E’ la seconda volta che gli uomini dell’ispettorato di Tempio Pausania fanno visita alla villa; il 30 marzo scorso erano intervenuti bloccando di alcuni lavori per mancanza di due autorizzazioni: una per il movimento terra legato allo sbancamento di un’area di circa 2mila metri quadri per la creazione di un aranceto, l’altra  per la tutela del paesaggio, perché  l’area in questione è sottoposta a vincolo idrogeologico. Per le presunte violazioni, si profila una sanzione amministrativa di circa mille euro.

Già due settimane fa la polizia ambientale aveva parlato della scoperta di un altro tratto di costa sottoposto a modifiche ambientali: si tratta di un ettaro di terreno dissodato e decespugliato, sul quale sono rimasti pochi ciuffi di macchia mediterranea. In quell’occasione, gli uomini della Forestale avevano stilato un rapporto informativo per la Procura della repubblica di Tempio. Infatti, secondo le leggi sarde sulla protezione del paesaggio sono previste sanzioni pecuniarie e procedimenti penali per chiunque esegua, nelle adiacenze della costa, lavori non autorizzati dall’ufficio tutela del paesaggio. La Idra Immobiliare, società che gestisce ampia parte delle proprietà immobiliari del Cavaliere (fra cui la villa in questione), aveva fatto richiesta per ottenere le autorizzazioni necessarie, ma queste non sono ancora state rilasciate dall’ufficio competente.

Caduta per Berlusconi, lussati polso e spalla

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Lussazione a spalla e polso e diverse contusioni per Silvio Berlusconi. È l’esito di una brutta caduta avvenuta questa mattina mentre era in vacanza a Villa Certosa. L’ex premier – secondo quanto riporta il quotidiano Nuova Olbia «sarebbe caduto a terra pesantemente mentre girava per il parco della Certosa causandosi la lussazione di una spalla, di un polso e alcune contusioni di poco conto».

A soccorrere Berlusconi è stato Giorgio Puricelli, fisioterapista dello staff medico del Milan e consigliere regionale della Lombardia, ospite nella nella villa. Da una prima valutazione sono escluse fratture, anche se l’ex presidente del Consiglio sarà sottoposto a esami clinici per escludere conseguenze più gravi. Berlusconi non è nuovo a infortuni e cadute. Il 15 luglio del 2011 si procurò un trauma cranico e contusioni alla mascella cadendo nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli, alla vigilia del varo della prima manovra estiva.

L’incidente più grave, ma questa volta chiaramente non casuale avvenne invece il 13 dicembre del 2009, quando Massimo Tartaglia scagliò sull’allora presidente del Consiglio una statuetta del Duomo di Milano, lesionandogli due denti e procurandogli una frattura alla mandibola con successivo intervento maxillo-facciale.

Nella sua storia clinica l’ex presidente del Consiglio ha anche subito numerose operazioni al polso, alla prostata e persino al cuore.

 

Berlusconi, ecco le immagini del tunnel alla “James Bond” di villa Certosa

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Un “tunnel sottomarino alla James Bond E’ il fotografo Antonello Zappadu, specialista nell’immortalare Villa Certosa e le abitudini del presidente del Consiglio (suoi gli scatti della primavera del 2007 con il premier circondato da cinque ragazze,), a definire uno dei particolari sconosciuti della magione del Cavaliere in Sardegna. Chiedendosi, sul suo sito, come sia stato possibile costruire questa sorta di piscina sotterranea. Zappadu, imputato nel processo sardo per quegli scatti (a Milano c’è un processo gemello per l’ex direttore di Oggi Pino Belleri che pubblicò le immagini, ndr), ora è riuscito a ritrarre un luogo “inedito” della villa. “Se n’era sentito parlare tanto, ma mai nessuno era stato in grado di documentarlo con le immagini. Insomma così come il figlio della Moratti ha costruito il suo personale “garage” di Batman, il Silvio nazionale non ha voluto essere da meno, regalandosi il tunnel sottomarino alla James Bond. Anche qui si tratterebbe, per noi mortali, di capire qualcosa sulle concessioni necessarie per scavare sotto gli scogli alterando i fondali marini con mosaici da ‘impero romano’”.

Non è la prima volta che il fotoreporter denuncia presunti abusivi edilizi; già nel luglio scorso aveva presentato un esposto alla Procura di Tempio Pausania abusi edilizia “per circa 3000 metri cubi” e alla denuncia furono allegate molte fotografie: “Alcune di queste immagini non sono state scattate da me, come ho scritto nell’esposto denuncia, visto che si tratta di foto interne”alla Villa ed ai suoi habitué e che, come ho dichiarato a suo tempo, mi sono state recapitate in forma anonima”. Sulla pagina on line il fotreporter dice di non saper più nulla di quella denuncia anche se sono quattordici. Nel marzo scorso la Guardia Forestale aveva effettuato un controllo: “Ma se la Procura di Tempio Pausania ha avuto, una volta tanto, le palle per aggredire il Potente per poche “macie” endogene di arbusti, perché non ha inviato gli stessi ispettori a verificare se l’abuso di 3.000 metri cubi, ripeto 3 mila metri cubi, documentato dalla mie foto, ci sia stato o meno. E perché, durante l’ispezione di marzo non gli è stato chiesto, sempre al “Potente” che fine abbiano fatto le tartarughe esotiche – in età piuttosto avanzata – che lui ammette finalmente di possedere, senza comunque spiegare come le abbia importate, dopo esser state documentate dalle mie fotografie consegnate nell’esposto?” Intanto dopo aver fotografato anche il tempietto all’interno della Villa Zappadu propone questo nuovo scoop con una serie di immagini del tunnel sottomarino sul suo sito.

Berlusconi, Libero: “Villa Certosa a un magnate russo”. Ma Ghedini smentisce

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La smentita è categorica: “In relazione all’articolo apparso quest’oggi in prima pagina su Libero dove si afferma che Villa Certosa sarebbe stata venduta, bisogna osservare che trattasi di notizia totalmente destituita di ogni fondamento.Villa Certosa non è in vendita e conseguentemente non ci sono trattative in corso”. Parola dell’avvocato e parlamentare del Pdl, Niccolò Ghedini. Uno dei legali storici di Silvio Berlusconi interviene su un gossip che da settimane riguarda la residenza sarda dell’ex presidente del Consiglio. 

Le voci sulla presunta messa in vendita della magione, cui il Cavaliere ha dedicato molte risorse economiche, negli ultimi giorni però si sono fatte insistenti. La mega villa, un’immensa proprietà con 120 ettari di parco, 4.500 metri quadri coperti, dependance, serre e anche un finto vulcano, secondi alcuni essere stata adocchiata da principi arabi e secondo altri sarebbe solo l’ultimo colpo della calata di magnati russi in Costa Smeralda. Per tutto il complesso immobiliare, secondo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, un magnate russo alla guida di uno di quegli stati che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica, sarebbe stato pronto a sborsare 470 milioni. E secondo il giornale, inoltre, il preliminare di vendita sarebbe già stato firmato. La villa era stata sulle pagine di cronaca negli ultimi mesi anche per alcuni controlli da parte della Guardia forestale per presunti abusi. E’ stata sempre croce e delizia per Berlusconi che ha passato molte delle sue vacanze lì.E’ lì che per la prima volta fu fotografato, nel 2007, con un harem di ragazze. Immagini pubblicate poi su Oggi e cuore del processo in cui il leader del Pdl è parte civile. Ed è lì che il Cavaliere portava amici e amiche anche con voli di Stato, abitudine che è stata al centro di polemiche per mesi. 

Villa Certosa, petardi e minacce a Berlusconi in un pacco sospetto

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Un pacco sospetto è stato trovato a Villa Certosa, davanti ad uno degli ingressi secondari della residenza sarda di Silvio Berlusconi. Al suo interno gli artificieri di Sassari e Nuoro hanno rinvenuto petardi e un foglio con minacce all’ex premier. 

La scatola è stata trovata alle 19.30 e il presunto ordigno era stato confezionato con del nastro adesivo. Su un lato la scritta “per Silvio Berlusconi” e al suo interno, fanno sapere gli inquirenti, sono stati ritrovati dei comuni petardi, di quelli legalmente venduti nei negozi, e scritte minacciose contro il Cavaliere. Il pacco era situato nei pressi della villa, sulla strada che dal bivio di Marinella (Golfo Aranci) conduce a Punta Lada. La zona è stata chiusa dalle forze dell’ordine che hanno intensificato i controlli nelle strade adiacenti.

Finmeccanica, Martinelli e Sardegna: B. rassicurò Lavitola su affare brasiliano

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Per far andare in porto l’affare panamense (una commessa da 180 milioni per la fornitura di sistema di vigilanza costiera, cartografie del territorio e sei elicotteri Agusta Westland, oltre a una tangente promessa da 18 milioni di euro) Valter Lavitola aveva messo in campo lo stesso Silvio Berlusconi e anche un ex deputato Pdl. Nell’estate del 2011 l’ex direttore dell’Avanti, in carcere da mesi per i finanziamenti all’editoria e gli appalti per le carceri modulari a Panama, aveva non solo pagato le vacanze al presidente del Panama Ricardo Martinelli, a due ministri a un rappresentante della Corte suprema e alle loro compagne in Sardegna, ma aveva chiesto all’allora presidente del Consiglio di poter metter a disposizione Villa Certosa, una delle residenze più famose del Cavaliere, per una visita. Gli inquirenti napoletani, dopo l’operazione di ieri con l’arresto di un manager Finmeccanica e l’avviso di garanzia all’ex ministro Scajola, ritagliano un ruolo non di poco conto anche per Berlusconi in questo e altri affari. 

Le camere dell’albergo, a Cala di Volpe, erano state prenotate dall’ex deputato Pdl, Maria Claudia Ioannucci, poi componente del Cda di Poste Italiane. Camere da non meno di 1800 euro a notte, all’hotel Cala di Volpe, e che avrebbe quindi comportato un esborso di 36 mila euro non senza un piccolo incidente per gli extra degli ospiti. All’incontro però con il presidente centroamericano per motivi di salute il Cavaliere non era potuto andare. Lavitola, in una delle intercettazioni, chiede alla Ioannucci di assicurarsi che Martinelli venga però fotografato in posti inequivocabili di Villa Certosa in modo da poter far pubblicare le foto e far scrivere ai giornali panamensi che Martinelli era stato ospite di Berlusconi. Cui Lavitola telefona per ringraziarlo e informalo: “La volevo ringraziare tantissimo… Ricardo mi ha fatto i complimenti perché è bellissimo”. Berlusconi sembra curioso però di sapere non come è andata ma chi c’era al tour e Lavitola snocciola le personalità: “…il ministro dei Lavori pubblici, il presidente della Banca centrale, un loro amico… ” e la Ioannucci che ha fatto “da cicerone”. 

Berlusconi si mette e a disposizione anche perché vada a buon fine, anche se non accadrà, un altro affare Finmeccanica, quello brasiliano, commessa da 5 miliardi di euro. E’ in una telefonata tra Lavitola e Paolo Pozzessere, il manager arrestato ieri, del novembre dell’anno scorso che si capisce che il Cavaliere scenderà in campo addirittura con la presidente brasiliana Dilma Rousseff. L’ex direttore dell’Avanti rassicura l’ex direttore commerciale. “Ho parlato un’ora fa con il presidente, che me l’ha detto lui a me, però non m’h voluto specificare…. mi ha detto che lui dovrebbe ricevere qui Dilma (fonetico)”. E Pozzessere esclama: “Eh!” e Lavitola prosegue: “… ma mi dice che le cose sono fatte, sarai contento!”. Il manager sembra scettico perché il documento non è stato ancora firmato. Lavitola sembra sicuro e dice che lui “il berlusconese” lo parla benissimo.  Per gli investigatori l’affare brasiliano sarebbe stato mediato anche da Scajola considerato dagli stessi indagati un “canale privilegiato”.

Altro giro, altro affare. Lavitola dice che ormai Pozzessere “è uno della squadra” e Berlusconi “ormai ci associa al 100%“: “vedrai che da qui a poco inizia ad avere con te gli stessi comportamenti che ha con me. I due discutono anche di come scrivere una lettera all’ex premier, riguardante la vicenda del senatore Esteban Caselli, che tenta di incassare provvigioni su l’affare indonesiano dopo la sponsorizzazione proprio del leader del Pdl. “Non c’ho messo i fronzoli perché ho pensato che ce li mettevi tu” dice Pozzessere. E l’altro: “va bene…l’unica cosa, la parte iniziale, tagliala”. “Ma Valter, saranno 15 righe…mi sono attenuto a quello che hai detto tu”. Valterino allora dà un altro suggerimento: “metti il carattere 24..quello non legge se metti piccolo”. E poi: “metti carissimo presidente, perché tu sei un amico, puoi scrivere carissimo, altrimenti dovresti scrivere illustrissimo”. Infine, aggiunge la ciliegina: “gli ho parlato solo di questa cosa tua, perché era una cosa importante e anche la riprova per cui è superdisponibile...secondo me gli sei piaciuto veramente”. I due sembrano essere assai amici, con “Valterino” che arriva in Finmeccanica portato proprio da Pozzessere – lo dicono sia l’ex presidente Guarguaglini sia l’ex responsabile delle relazioni esterne Borgogni – su spinta di Berlusconi. “Io e te siamo la stessa cosa” dice ad un certo punto Lavitola. Che lo blandisce: “tu sei Denim, l’uomo che non deve chiedere mai…”. Ma non si parla solo d’affari, tra i due.  Una vicinanza tra il manager e il Cavaliere che consente all’ex modella colombiana Debbie Castaneda di essere assunta come consulente del gruppo italiano. 


Tarantini e le serate di B: “Ti ha trattata bene?”. Guerra: “Sì, mi ha sculacciato”

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“Tutto questo è a sostegno al divertimento dell’imperatore… ciarpame senza pudore… tutto in onore del potere… figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo…”. Era l’aprile del 2009 quando Veronica Lario, con queste parole, di fatto avviava la separazione da Silvio Berlusconi. Appena otto mesi prima, visto con gli occhi dell’imprenditore barese Gianpi Tarantini, Berlusconi viene descritto come il “dittatore” in un’intercettazione che – insieme ad altre, nelle quali Gianpi parla con l’allora ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, e la parlamentare del Pdl Elvira Savino – ora potete ascoltare su ilfattoquotidiano.it. Audio e toni che valgono più di mille parole e che raccontano come, almeno tra il 2008 e il 2010, il Paese fosse governato da un uomo sempre più preso dalla smania di autocelebrarsi, di organizzare feste e sedurre donne, tanto da passare innumerevoli notti in bianco, per poi “addormentarsi mentre parla”.

Collaborare, anzi organizzare la vita notturna di Berlusconi, significava conquistare un posto al sole della politica e degli appalti pubblici: questo comprende, Gianpi Tarantini, in poche settimane. Conosce Berlusconi al matrimonio di Elvira Savino, in pochi giorni è già ospite del premier nella sua villa in Sardegna, con Simon Le Bon e Simona Ventura, con “decine di guardie del corpo che scorrazzano, armi in pugno, a bordo di moto da cross”. Quella tra Gianpi e Berlusconi sembra davvero una folgorazione reciproca: ciascuno può offrire all’altro ciò che cerca, donne in cambio di affari, esattamente come dice Veronica Lario, quando parla del “divertimento dell’imperatore” in “onore del potere” per “rincorrere il successo”. Ma Tarantini – e le intercettazioni lo dimostrano – non naviga nell’oro. Anzi. È rincorso dai creditori. Eppure alza il tiro, chiede contanti su contanti, viaggia in continuazione, investe su Berlusconi e – per farlo – investe sulle donne da presentargli. In poche settimane la sorte inizia a sorridergli: parte in Cina con il premier, che gli procura un visto all’ultimo momento, attraverso la sua fidata segretaria personale, Marinella Brambilla. Gianpi è in bolletta, nel vero senso della parola, visto che da Pechino è costretto a chiamare l’azienda municipale del gas che, per una fattura insoluta, minaccia di sospendergli l’erogazione per la casa. Al ritorno da Pechino, però, mentre discute con il direttore di un’azienda di factoring, si vanta: “Berlusconi è un mio amico, mi candida alle prossime elezioni, sarò secondo nel listone bloccato”. Gianpi sta entrando nella stanza del potere. E sa che sono le donne, il suo vero passepartout, infatti il tono della sua voce diventa molto serio e professionale quando deve spiegare a Barbara Guerra come vestirsi per incontrare il premier.

Il futuro candidato per Forza Italia – candidatura tramontata prestissimo – inizia a mostrare i muscoli con il ministro Raffaele Fitto: gli fa capire che è lui, Gianpi, a ingraziare il ministro con il premier, che è lui, Gianpi, a garantire sulla fedeltà di Fitto. In poche parole: Gianpi gli dice che conta più del ministro. Anche Elvira Savino, che pure ha favorito il loro incontro, deve chiedere a Tarantini come incontrare Berlusconi. Poi però arriva l’inchiesta della procura di Bari, l’intervista di Patrizia d’Addario al Corriere della Sera, e il sogno di Gianpi s’infrange di colpo: conosce mille segreti di Berlusconi e, del premier, ai pm, dirà sempre e soltanto che no, proprio non sapeva che lui pagava le donne che gli portava.

Mesi dopo, grazie a un inchiesta della procura di Napoli, condotta dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, si scopre che Gianpi viene pagato, con oltre 500mila euro, da Berlusconi per tutelare – secondo l’accusa – l’immagine dell’ex premier dinanzi ai pm baresi. Berlusconi viene così indagato a Bari – insieme con Valter Lavitola – per aver indotto Tarantini a mentire. Tarantini, per le stesse vicende, viene invece indagato a Roma per estorsione. E tutto questo groviglio giudiziario, per quanto riguarda Gianpi e Berlusconi, nasce proprio nell’estate del 2008, quando Tarantini resta incantato dal “dittatore” che, oggi, dopo il divorzio dalla moglie, mira a rifarsi un’immagine – con la first lady Francesca Pascale – per convincere gli italiani che il “drago” è cambiato, che “le vergini” non gli interessano più, che è pronto a guidare, per l’ennesima volta, il governo del Paese.

Foto villa Certosa, Berlusconi chiede 100mila euro a ex direttore Oggi

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Silvio Berlusconi, attraverso l’avvocato Piersilvio Cipolotti, ha chiesto 100mila euro di risarcimento danni all’ex direttore di ‘Oggi’, Pino Belleri, imputato nel processo milanese con al centro le ‘foto di Villa Certosa’, che ritraevano l’ex premier in compagnia di alcune ragazze e che vennero pubblicate nel 2007. Il legale del leader Pdl, parte civile, ha spiegato che la “cifra è simbolica e se verrà riconosciuta verrà devoluta in beneficenza”. Il pm ha chiesto per Belleri la condanna a 1 anno e 5 mesi per interferenza illecita nella vita privata e ricettazione (delle foto), mentre per il fotografo che scattò le fotografie, Antonello Zappadu, è in corso un processo per violazione di domicilio e della privacy a Olbia.

Oggi nel processo milanese parlerà anche la difesa del giornalista, rappresentata dall’avvocato Caterina Malavenda, per chiedere l’assoluzione, mentre la sentenza del giudice Maria Teresa Guadagnino della quarta sezione penale (lo stesso magistrato che era nel collegio che ha condannato il leader Pdl per il caso Mediaset) verrà rinviata ad altra data. “Belleri – ha spiegato il legale dell’ex premier – ha rifiutato anche una transazione per chiudere la vicenda, perché ha una campagna politica da portare avanti per far vedere che il ‘cattivo Berlusconi’, a suo dire, faceva le ‘cosacce’ e lui l’ha smascherato e ora vuole essere assolto per dimostrare che questo è uno schifo e Berlusconi non è un uomo politico”. Le 15 fotografie che ritraevano l’ex premier in compagnia di alcune ragazze (pubblicate nell’aprile 2007 sotto il titolo ‘L’harem di Berlusconi’), tra cui Angela Sozio, ex concorrente del Grande Fratello, uscirono prima che ‘esplodessero’ i casi D’Addario (la escort che passò una notte nel novembre 2008 a Palazzo Grazioli e registrò una conversazione con l’allora premier), Noemi Letizia (la ragazza che chiamava “Papi” il Cavaliere) eRuby (la giovane marocchina che per l’accusa è stata ospite a pagamento di Arcore quando era minorenne). Nel processo, nel dicembre 2011, era venuto a testimoniare come parte civile lo stesso Berlusconi che aveva chiarito che si trattava di un “evento privato” e del tutto “normale” e che il fotografo per ottenere quegli scatti aveva violato la sua proprietà, salendo sopra un “costone montagnoso” che fa parte dell’immenso parco della villa.

Anche per l’avvocato Cipolotti c’è stata una “macroscopica invasione nella privacy del dottor Berlusconi, mentre la difesa ha provato a sostenere che quell’incontro era politico e che le foto riguardavano un personaggio pubblico e avessero rilevanza pubblica”. Invece, secondo il legale, “lo sport nazionale di Zappadu era fotografare il presidente a Villa Certosa”. Secondo il pm, per fare quelle foto è stata violata la proprietà privata. “Non è chiaro – ha spiegato – se fosse in corso un evento privato tra amici o un incontro di partito, ma il parco fa parte della dimora privata di Berlusconi”. Nel produrre alcuni documenti, invece, la difesa di Belleri ha chiarito che il “tema del personaggio pubblico bypassa quello del luogo in cui viene ripreso” e ha fatto riferimento anche all’ormai famosa lettera di Veronica Lario sul “ciarpame senza pudore”. Prodotte dalla difesa anche alcune dichiarazioni di Berlusconi al ‘Family Day’ e rassegna stampa in cui si diceva che la Sozio sarebbe stata candidata alle elezioni (non fu così). 

Elezioni, B. ricandida in pole ex funzionario che diede ok lavori a Villa Certosa

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È tutta una questione di caselle, questo si sapeva dall’inizio, e di lotte feroci. Soprattutto contro gli imbucati, ossia i paracadutati da Roma. Che hanno bisogno di essere piazzati, solitamente in un posto sicuro, senza tener conto dei meriti e delle aspirazioni dei locali. In Sardegna la rivolta c’era stata nel Pd, e, sottotono ma forse con più successo, pure nel Pdl. L’estraneo di turno nella lista alla Camera si trova ora in posizione numero tre, non male, il seggio dovrebbe essere quasi sicuro. In mezzo, ma per lui poteva andare decisamente meglio. Il candidato temuto e odiato dai colleghi è Paolo Vella, siciliano di Caltagirone, già eletto in Sardegna nel 2008, sempre a Montecitorio. E pensare che quattro anni fa era solo all’undicesimo posto, subito dopo l’attore Luca Barbareschi (altro eletto tra mille polemiche) ed è riuscito ad entrare grazie allo scivolo dei big nazionali, Berlusconi e Fini.

Comunque a questo giro, prima che le liste diventassero ufficiali, appena 24 ore prima della scadenza, tra Roma e l’Isola si vociferava addirittura che il suo fosse il posto numero due o addirittura quello del capolista. Roba da far infuriare chiunque, anche e soprattutto il coordinatore regionale del partito, il deputato uscente Settimo Nizzi. Ma chi è Paolo Vella? E perché tante attenzioni? L’outsider sardo d’adozione (ma non troppo) è infatti forse l’interlocutore più accreditato presso Palazzo Grazioli, al di là del Tirreno e delle beghe di provincia. Architetto, da anni vive ad Alghero, ed è dirigente della Regione (Beni culturali e paesaggistici), con frequentazioni illustri, amico intimo di Berlusconi e di Alfano. Prima ancora è stato dirigente dell’Ufficio tutela del paesaggio di Sassari, con competenze anche sulla Gallura, almeno fino al 2004. Dopo ci sono stati un contenzioso legale portato avanti da un collega, varie inchieste giornalistiche oltre a quella giudiziaria della Procura di Tempio sugli abusi edilizi della residenza dell’allora premier, Villa Certosa. Una vicenda chiusa nel 2008 con un “tutto regolare”. Al centro delle indagini della magistratura c’erano i lavori di ampliamento che avevano ricevuto un’autorizzazione paesaggistica dall’ufficio diretto allora da Vella, che ha seguito passo passo la complicata pratica con una celerità che ha suscitato molti sospetti. Un via libera che ha di certo pesato in tribunale. Il dirigente è poi diventato parlamentare anche se fino a quel momento semi sconosciuto nell’ambiente politico.  

Dalla grotta al ben noto tempio finto greco-romano da centinaia di posti, fino al laghetto artificiale e al percorso per talassoterapia con cinque piscine: queste le opere entrate nell’immaginario collettivo nazionale. L’allora indagato, poi prosciolto, era Giuseppe Spinelli, in qualità di amministratore della Idra Immobiliare, di fatto proprietaria della Villa di Porto Rotondo. Durante le tappe dell’inchiesta fu addirittura apposto il segreto di Stato sulla dimora e parco annesso, poi ritirato. In sostanza i magistrati galluresi contestavano il fatto che le autorizzazioni, delicate, ai quei lavori così ingombranti a Punta Lada fossero arrivate semplicemente a creazioni già avvenute. Come ha ricostruito anche Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera: date che si sovrappongono tra il 2003 e il 2004. Carta canta e infatti alcune fotografie erano state già pubblicate in una nota rivista di architettura apparentemente prima dell’ok ufficiale. E poi da lì una girandola di concessioni, prescrizioni e condoni. Mentre la difesa tenuta dall’avvocato Ghedini smontò le accuse con tanto di testimonianza di un funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Olbia. Ed ecco qui il legame, forse l’unico, tra Paolo Vella e Settimo Nizzi. Non c’è infatti solo la vicinanza di posizione nella blindatissima lista. L’attuale coordinatore regionale del Pdl era infatti in quegli anni al suo secondo mandato come primo cittadino di Olbia, comune appunto da cui è arrivata la licenza edilizia per il parco di Punta Lada.

Ma il rapporto finisce qui, semplici compagni di viaggio. Per Nizzi negli ultimi giorni c’era da difendere soprattutto la sardità dei candidati, e i posti. A partire dal deputato Mauro Pili, l’onnipresente ex presidente della Regione, fondatore del movimento Unidos. Il cui simbolo era già stato depositato al Viminale, da porre su una potenziale lista-salvagente pronta all’uso. Da lì il quasi ricatto ricostruito sull’Unione sarda nei giorni scorsi da Anthony Muroni: Nizzi avrebbe avuto la scaletta dei nomi. E per la Camera il capolista sarebbe stato proprio Vella, seguito da Salvatore Cicu, Pili, Nizzi, Simone Testoni e Bruno Murgia. Subito dopo le proteste e la revisione fatta dal Cav, insieme ad Alfano e Verdini. E quindi si riscrive tutto: primo Pili per evitare il rifiuto della candidatura, si salva Cicu (con deroga) e poi, a seguire i due che ruotano attorno alla Gallura e al buen ritiro: Vella e Nizzi. Solo dopo Murgia e Testoni (che ha poi rinunciato perché in posizione svantaggiata) e così via. I conti si fanno già da ora e dal quinto posto in poi per molti degli aspiranti parlamentari è tempo perso. Mentre i criteri di rappresentanza territoriale sono solo una linea guida inapplicata. Così il malumore dei palazzi sardi resta solo rumore di sottofondo, quello dei corridoi romani ha già prodotto i suoi effetti. 

Foto villa Certosa, giudice: “Risarcimento di 10mila euro per Berlusconi”

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Il giudice di Milano ha stabilito un risarcimento di 10mila euro per Silvio Berlusconi, parte civile nel processo milanese con al centro le foto di Villa Certosa che ritraevano l’ex premier in compagnia di alcune ragazze e che vennero pubblicate nel 2007. Il legale del leader Pdl, parte civile, aveva chiesto 100mila euro spiegando che la “cifra è simbolica e se verrà riconosciuta verrà devoluta in beneficenza”.  Il risarcimento è stato deciso dal giudice di Milano che ha condannato l’ex direttore della rivista, Pino Belleri a cinque mesi. Il giornalista è stato condannato per ricettazione e interferenza illecita per le 15 fotografie scattate dal fotografo Antonello Zappadu che ritraevano il Cavaliere e le sue ospiti. Le immagini erano state pubblicate sul settimanale il 17 aprile 2007 sotto il titolo “L’harem di Berlusconi”. 

Per l’avvocato Piersilvio Cipolotti c’era stata una “macroscopica invasione nella privacy del dottor Berlusconi, mentre la difesa ha provato a sostenere che quell’incontro era politico e che le foto riguardavano un personaggio pubblico e avessero rilevanza pubblica”. Invece, secondo il legale, “lo sport nazionale di Zappadu (il fotografo autore dello scoop, ndr) era fotografare il presidente a Villa Certosa”. 

Secondo il pm per fare quelle foto è stata violata la proprietà privata. “Non è chiaro – ha spiegato – se fosse in corso un evento privato tra amici o un incontro di partito, ma il parco fa parte della dimora privata di Berlusconi”. Nel produrre alcuni documenti, invece, la difesa di Belleri aveca chiarito che il “tema del personaggio pubblico bypassa quello del luogo in cui viene ripreso” e aveva fatto riferimento anche all’ormai famosa lettera di Veronica Lario sul “ciarpame senza pudore”. La difesa aveva prodotto alcune dichiarazioni di Berlusconi al ‘Family Day’ e rassegna stampa in cui si diceva che la ex gieffina Angela Sozio sarebbe stata candidata alle elezioni (non fu così).

L’ambiente ai tempi del berlusconismo

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Sicuramente ci avrete già pensato: il termine “berlusconismo” è entrato nel linguaggio comune. Ed una sua caratteristica è che, nato come neologismo positivo (simbolo di successo in affari e politica), oggi invece sta ad indicare qualcosa di decisamente negativo, anche se non facilmente definibile. Dev’essere la prima volta che un neologismo entra nella lingua italiana ma non si sa bene per indicare che cosa. Pensate ad un qualsiasi altro neologismo, ad esempio “fantozziano”. Sappiamo bene a cosa si riferisce, una persona goffa, prona ai voleri dei più forti, che culla sogni irrealizzabili. Oggi invece “berlusconismo” non si sa bene cosa stia a significare, ma sicuramente indica qualcosa di marcatamente negativo.

Se posso esprimere un mio modo di vedere, oggi questo termine sta ad indicare la completa assenza di valori e di morale che dilaga dal mondo imprenditoriale, a quello sindacale (salvo rare eccezioni), da quello politico, a quello sociale.

Il berlusconismo sembra interpretare i peggiori difetti che da sempre, anche nel campo delle barzellette (che infatti tanto piacciono al non detto), vengono attribuiti al popolo italiano. Su tutti la furbizia e la prevaricazione sugli altri. Uniti, in una sorta di brodo primordiale di pazzagliana memoria, alla ricerca del prestigio e della ricchezza a tutti i costi, alla cultura essenzialmente televisiva, alla prevalenza dell’apparire sull’essere (“in the future, everyone will be world-famous for 15 minutes”).

Ma il berlusconismo non è solo un fenomeno che si addice a chi vota il Cavaliere. È un fenomeno bipartisan, tripartizan, insomma, che si adatta a buona parte degli italiani, indipendentemente dalla crocetta che tracciano in cabina elettorale. Il Pd, ad esempio, è sicuramente affetto da berlusconismo. A partire dalla famosa, esemplare frase di D’Alema: “Mediaset è un patrimonio per il paese”. Proprio quella Mediaset che del berlusconismo è stata il principale veicolo.

Perché dico tutto questo da ambientalista? Perché l’ambientalismo è forse l’esatto opposto di questa chiamiamola forse, anzi sicuramente, esagerando “filosofia di vita”.

L’ambientalismo predica una comunione tra esseri viventi; non è legato al presente, ma guarda al futuro; critica aspramente la civiltà dei consumi; predica l’essere e non l’apparire; eccetera eccetera eccetera.

Detto questo, la nostra appare quasi come una battaglia contro i mulini a vento: come predicare la contrazione dei consumi, la morigeratezza, la sobrietà, la sensibilità verso tutte le forme di vita che ci circondano, come predicare tutto questo a chi nutre un sogno nel cassetto, tipo partecipare ad Amici oppure possedere una villa come la Certosa? Magari meno avere un proprio mausoleo.

Sconforto.

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